Andrea Gritti, il doge che costruì un Bucintoro da 200 posti (e morì soffocato da un pezzo d'anguilla)

Lunedì 10 Gennaio 2022 di Alberto Toso Fei
Il doge Andrea Gritti nel disegno di Matteo Beltramelli

Andrea Gritti,  Doge (1455-1538)

Pur avendo iniziato formalmente la carriera politica molto tardi, Andrea Gritti ebbe una rapida ascesa nelle gerarchie amministrative veneziane e finì per diventare un doge molto importante. Eletto nel 1523, nei quindici anni del suo dogado fece costruire un nuovo Bucintoro, la nave di Stato con cui il doge usciva per le celebrazioni ufficiali che poteva ospitare più di duecento persone.  Comodamente sedute nel solo secondo ponte, coperto dal tiemo, un ricco tetto mobileMa soprattutto lasciò traccia di sé nientemeno che sulla facciata di Palazzo Ducale che guarda la Piazzetta, sopra la grande balconata centrale.

Come alcuni suoi predecessori, si fece immortalare in ginocchio davanti a un leone marciano andante col libro aperto; come gli altri dogi scolpiti sulla pietra indossa abiti sontuosi e l'immancabile zogia, il tipico copricapo dogale.


Nato il 17 aprile 1455 a Bardolino, nel veronese, da Francesco Gritti e Vienna Zane, rimase presto orfano di padre ed ebbe due amatissimi fratellastri - Paolo e Michele - dal nuovo matrimonio della madre con Giacomo Malipiero. Si sposò appena ventunenne e rimase vedovo lo stesso anno del matrimonio, dopo che sua moglie Benedetta Vendramin ebbe dato alla luce il loro figlio Francesco.
A quel punto Andrea Gritti si spostò a Costantinopoli per controllare il traffico mercantile della famiglia. Qui trovò una nuova compagna, una donna greca che gli diede quattro figli: Alvise, Giorgio, Lorenzo e Pietro. Negli anni, grazie alla sua autorità, divenne il riferimento della comunità veneziana ma anche uno stimato interlocutore dell'Impero Ottomano, per la sua amicizia con Hersekli Ahmed Pascià, gran visir e genero del sultano Bayediz II. Alvise, che coi fratelli rimase sulle rive del Bosforo anche dopo il ritorno del padre a Venezia, divenne un alto funzionario del Sultano e andò a vivere tra le colline e le vigne adiacenti a Galata; tale zona ancora oggi si chiama Beyoglu, che vuol dire il figlio del Bey, cioè del doge Gritti.
Ma non fu tutto facile, per lui.

Nel 1492 il bailo Girolamo Marcello, ovvero l'ambasciatore veneziano presso la Sublime Porta, fu espulso con l'accusa di spionaggio; Gritti lo sostituì di fatto, pur non avendo ricevuto alcuna nomina ufficiale, ma pochi anni più tardi - a causa di alcune lettere cifrate destinate alla Serenissima con informazioni sull'esercito turco intercettate dagli ottomani - finì in carcere e solo le sue conoscenze personali lo salvarono da una esecuzione sicura. Trascorse in prigione con altri veneziani più di due anni e mezzo, e una volta tornato a Venezia fu incaricato delle trattative di pace; era allora alla soglia dei cinquant'anni, e lasciate per sempre le attività mercantili con le quali era diventato ricchissimo iniziò una carriera politica fulminea ed efficace: consigliere ducale, diplomatico presso il papato di Giulio II, capo del Consiglio dei Dieci.
Combatté anche nell'esercito, sopportando vigorosamente le privazioni della vita militare, e nel 1509 si trovò sul campo di Agnadello, dove subì la distrosa disfatta del 14 maggio ma riuscì a salvarsi portando con sé il gonfalone di San Marco. Indomito, nel luglio successivo riconquistò Padova e ne represse la ribellione con grande durezza; nello stesso tempo, però, impedì ai veneziani di saccheggiare la città; in cambio del mancato bottino di guerra, i soldati veneziani si videro cancellare ogni debito o pendenza fiscale, e furono esentati dal pagamento delle tasse per cinque anni.
Un uomo così non poteva che ascendere al soglio dogale, prima o poi. Cosa che avvenne il 20 maggio 1523. A Palazzo Ducale, per volere del doge Gritti, un giovane Tiziano Vecellio (che gli aveva appunto anche dipinto il ritratto ufficiale) realizzò un affresco raffigurante San Cristoforo sulla parete che sovrasta la piccola scala che dagli appartamenti dogali conduce alla chiesetta privata; il santo, secondo la tradizione, protegge dalla morte violenta e fu voluto da Gritti perché forse dopo tante traversie temeva di non morire sul suo letto. Non si sbagliava: morì tre giorni dopo Natale, nel 1538, soffocato da un pezzo di anguilla che gli finì in gola.
 

Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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