Aldo Vianello, il poeta fragile stimato da Ezra Pound

Lunedì 28 Giugno 2021 di Alberto Toso Fei
Aldo Vianello ritratto da Matteo Bergamelli

Aldo Vianello (1937-2021) Poeta

Portava su di sé il peso di una esistenza difficile, che aveva sublimato nella poesia. Nato povero, visse nell'indigenza e nella solitudine, accettandole come condizione, nutrendosi alla mensa dei poveri, rifugiandosi nell'alcol (col quale si aiutava a superare una infelicità della quale non faceva segreto) e incespicando sulle parole parlate per via di una balbuzie che lo affliggeva fin dall'infanzia; malgrado ciò, Aldo Vianello fu uno dei poeti veneziani più affermati e stimati, con oltre una trentina di opere pubblicate – tra il 1964 e il 2020 – e vari riconoscimenti all'attivo (fra cui il Premio Nazionale Penisola nel 1981). Ezra Pound, Aldo Palazzeschi e Diego Valeri lo stimarono e ne riconobbero il valore.

Nato a Pellestrina il 31 maggio 1937, Vianello dovette lasciare gli studi in seconda elementare per aiutare il padre che faceva il trasportatore con un burcio. “La scrittura – raccontò nel 2008 a Lieta Zanatta, rilasciando un'intervista per “il Gazzettino Illustrato” – non avrei dovuto neanche iniziarla. Mi consolavo andando a vela, o vogando, o spingendo la barca con la spalla, e mi sentivo come un avventuriero, un personaggio da fumetto. Ecco, in quel mondo io mi sono nutrito di avventure. Pensavo a leggere, a scribacchiare. Non potevo frequentare la scuola e mi accontentavo di quelle aule che definisco 'di vento'”. Visse un'infanzia difficile e finì per essere abbandonato a se stesso. Iniziò a recitare poesie e poemi classici per vincere la balbuzie che lo rendeva il bersaglio della cattiveria dei coetanei. E imparò a scrivere poesia, trovando nella sua creatività uno strumento espressivo per gridare con forza al mondo la propria esistenza. All'inizio degli anni Sessanta conobbe Ezra Pound, che uscito dal suo periodo manicomiale aveva scelto di vivere a Venezia. “Avevo preparato un dolce – raccontò ancora a Lieta Zanatta – e con la mia promessa sposa (una soprano che aveva conosciuto Pound a Spoleto, cantando di fronte a lui), andai a trovarlo. Pound era una persona piuttosto restia, chiusa. Non parlava mai, ed io soffro di una grande balbuzie...

Ci eravamo trovati! Mi espressi con poco, gli lasciai da leggere alcune mie poesie. Mangiò il dolce. Il giorno dopo mi regalò un suo libro. Lo ebbi dalle sue mani, con una dedica: 'Caro Aldo, mi piace l'onestà della tua poesia, che riflette un animo. Anch'io amo Venezia, ti auguro felicità'”.

Ne nacque una frequentazione assidua che sfociò, nel 1964, nell'uscita della sua prima raccolta di poesie, “Timide passioni”, per la quale Pound scrisse l'introduzione. Un testo che fu definito un caso letterario, e fu tradotto in inglese dalla Anvill Press Poetry di Londra (che quarantaquattro anni dopo, nel 2008, pubblicò una raccolta di settanta poesie scelte). Una affermazione di sé folgorante, che non fu sufficiente a mitigare il senso di desolazione e la dipendenza dall'alcol – che non lo abbandonarono mai – e che a un certo punto causarono l'allontanamento da lui e dalla sua compagna di un figlio, toltogli per essere dato in adozione. Da un certo momento in poi per Vianello fu solo solitudine: “Anche se da soli si può essere in buona compagnia di sé stessi! – raccontò ancora in quell'ultima intervista – sono nato solo e morirò solo. La solitudine mi è indispensabile e di aiuto per scrivere, ma mi pesa tantissimo”.

Aldo Vianello, pur producendo molti scritti, non ebbe rapporti con troppi editori. Dopo gli esordi con Rebellato pubblicò con Helvetia, Editoria Universitaria e – dal 1993 – con Supernova, che diede alle stampe l'ultima dozzina di sue opere che dagli esordi di “Timide passioni”, “Cuore e abisso”, “Il timoniere del sole” – passando per “Un carico di pietre” (che vinse il Premio nazionale Penisola) – proseguirono con “Il guardiano dell'estate”, “Sinfonia di un possibile suicida”, “Il silenzio è un gatto che mi dà ragione”, fra gli altri. Scrisse anche un libro di racconti, “L'Arca spaziale e altri racconti”. Nel 1999 Vittorio Zanon gli dedicò una tesi di laurea. “Prevedo che morirò con le tasche vuote e di risorgere con la coscienza non leggera...”, diceva. Il 21 gennaio 2021, a 83 anni, Aldo Vianello cessò le sue tribolazioni dopo una malattia che non gli lasciò scampo. Dopo una cerimonia laica e la successiva cremazione, le sue ceneri furono sparse nelle acque natie di Pellestrina.

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