«Barricati per non perdere la casa, se usciamo la occupano gli abusivi»

Martedì 10 Luglio 2018 di Davide Tamiello
«Barricati per non perdere la casa, se usciamo la occupano gli abusivi»
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MESTRE - Al rione Pertini la paura più grande è l’"effetto cuculo". Uscire di casa, anche solo per fare la spesa, e ritrovarsi con l’appartamento occupato. La guerra dei residenti con gli abusivi non ha tregua. Epicentro di questo terremoto sociale, la palazzina al civico 57 di via Camporese. Sedici appartamenti, dieci sfitti. Di quei sei occupati, quattro in uso a donne anziane e sole, due in mano agli abusivi. «Io non esco nemmeno per andare a fare la spesa - racconta la signora Rossella - mando i miei figli o i miei nipoti. Queste persone non hanno scrupoli, pur di piazzare i parenti sono pronti a buttarci fuori di casa». 
 
BARRICATE
Sara ha rinunciato anche alle vacanze. «Niente di che, ma la mia famiglia mi aveva ospitato per qualche giorno in montagna. Ho dovuto rifiutare, da qui non ci possiamo muovere, difendiamo le nostre case come fossero dei fortini». I numeri parlano chiaro: 15 case occupate in rione Pertini (molte delle quali, peraltro, trasformate in B&b, ovviamente abusivi), quattro in via Camporese. Nella maggior parte dei casi, si tratta di famiglie sinti. Prendono di mira gli alloggi popolari, di Ater e del Comune. Se li trovano sfitti, meglio. Ma non è che un campanello con un nome all’ingresso faccia sempre da deterrente. «Anni fa - racconta Claudia Zancanello, del comitato di quartiere - sorpresi una persona che stava cercando di entrarmi in casa. Mi minacciò con una pistola». 
CONVIVENZA DIFFICILE
Ma come si convive con gli abusivi? «Fanno festa fino a notte fonda - dice Michela - una volta mi sono affacciata dalla finestra per chiedere che la smettessero, c’erano le canzoni di Gigi d’Alessio sparate a tutto volume. Sa cosa mi hanno risposto? “È uscito nostro fratello dal carcere, lo stiamo festeggiando”». Gli allacciamenti condominiali sono ovviamente pirata. Ma non solo, perché in casa sono completamente al buio. «Sa cosa fanno? Tolgono la plafoniera alla lampada in corridoio e lasciano aperta la porta, in maniera che la luce possa illuminare il loro appartamento». Quella casa, inoltre, è un porto di mare. «Ogni giorno vediamo persone diverse - continua Michela - di ogni tipo, è evidente che quello è un mezzo albergo». E poi ci sono i piccoli dispetti: dalle cassette della posta vuotate al portoncino d’ingresso rotto e spalancato.
MINORI AL SEGUITO
Si apre la porta e esce un ragazzino. «Quanti anni hai?» «Tredici, sono un minore». Sentirlo da lui è quasi buffo: istruito, probabilmente, a precisare puntualmente la sua condizione. «Com’è possibile - si chiedono infine i cittadini - che i servizi sociali non intervengano? Come si può pensare che quella, in mezzo alla sporcizia, a undici posti letto, senza gas né luce, sia una condizione ideale per crescere dei bambini?» 
 
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