Venezia. Rio Novo, gli interventi non riducono lo smog

Lunedì 11 Novembre 2019 di Raffaella Vittadello
Venezia. Rio Novo, gli interventi non riducono lo smog
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VENEZIA «Targhe alterne? Stop ai topi o ai taxi? Se anche si chiudesse completamente al traffico il Rio Novo non cambierebbe granché, in base ai risultati delle nostre rilevazioni. Se analizziamo i valori degli ossidi di azoto resta un fondo alto, di circa 30 microparticelle. Se la circolazione è a targhe alterne il valore migliora rispetto a quando passano tutti, ma non si tratta di una strategia risolutiva».  A commentare i dati registrati dalla centralina del Rio Novo, sull'inquinamento da traffico acqueo, è Marco Ostoich, dirigente del dipartimento Arpav di Venezia. 
Ingegner Ostoich, il Comune ha fatto degli esperimenti con le targhe alterne, con le giornate di fermo dei taxi alternati al fermo dei trasportatori. Chi inquina di più?
 
«Non possiamo avere certezze: il numero di rilevazioni è troppo scarno, i test sono durati pochi giorni e hanno senso solo se effettuati a parità di condizioni meteorologiche, circostanza molto difficile. Paradossalmente gli stessi valori di li abbiamo registrati anche in altre centraline in terraferma perché in quei giorni era maggiore la dispersione in atmosfera».
Qualcuno ha sollevato il dubbio sul posizionamento della centralina, che sarebbe soggetta all'effetto tunnel, ovvero il fatto che l'inquinamento proveniente anche da altre aree venga convogliato nello stesso punto.
«Il posizionamento della stazione di rilevamento è corretto, ci siamo basati sulla normativa e sulla modellistica: esistono centraline in mezzo al traffico e altre di background, come quella di Sacca Fisola. Per forza registrano dati molto diversi, e uno serve da riferimento per l'altro. Venezia però è una realtà molto particolare, il Rio Novo è una specie di canyon, c'è meno ventilazione, l'aria si incunea e ristagna di più. Da dove arriva l'inquinamento? Come si fa a dire da dove arriva la molecola di una sostanza? Potrebbe arrivare verosimilmente da Piazzale Roma, dalla Marittima quando stazionano 8 navi contemporaneamente, ma anche dalla Pianura padana. Come a Sacca Fisola arrivano anche folate da Marghera o da Murano».
Alcuni cittadini chiedono di allargare la rete di monitoraggio...
«Si può fare, ma non cambierebbe granché neanche se installassimo altre stazioni in Canal Grande o in altri Rii. Una centralina prevede un investimento di 100mila euro e un costo di gestione di 20mila annui. Non è una cifra impossibile. Ma la specificità di Venezia resta tale, i rii sono comunque stretti e c'è poca dispersione degli inquinanti».
Dunque le misure in Rio novo sono servite?
«Abbiamo inviato tre relazioni al Comune, da cui si evince che queste verifiche dipendevano appunto dalle condizioni atmosferiche e l'analisi non può che fornire una rappresentazione parziale. Ma l'inquinamento è un fenomeno che va valutato nel suo complesso e richiede una gestione in un'ottica globale. Bisogna costituire un tavolo di confronto con le categorie, noi siamo disponibili a fornire il nostro apporto».
Tra un po' si avranno gli effetti dovuti alle emissioni dei riscaldamenti domestici.
«Lì si tratta soprattutto di polveri sottili, il cui effetto si avverte prevalentemente la sera. Con il raffreddamento del suolo, e se c'è nebbia. Ristagna tutto».
Quindi, per la sua conformazione, Venezia è destinata a convivere con l'inquinamento? 
«L'inquinamento da parte del traffico acqueo deve essere l'occasione per ripensarlo in termini diversi. Vanno cambiati i motori delle imbarcazioni, sostituiti con tecnologie meno impattanti. La soluzione potrebbe essere un programma di incentivi per la sostituzione del parco natanti». 
Raffaella Vittadello
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