VENEZIA - In sé è una piccola storia di ordinaria burocrazia. Ma è emblematica del clima di rincari, e forse anche di speculazioni, che avvolge questo periodo. L'Ulss 3 Serenissima si è trovata a perdere sei mesi, nonché a spendere il 30% in più, per cambiare un fornitore che improvvisamente ha quasi raddoppiato il prezzo della commessa.
Rincari e spese folli, il caso dell'Ulss veneziana
Si tratta di 40 carrelli a due ripiani destinati agli ospedali. Il 25 marzo è stato disposto l'affidamento a una ditta altoatesina, che si è aggiudicata l'appalto per 267 euro a pezzo, quindi in tutto 10.680 euro più Iva. Non erano passate nemmeno tre settimane, quando il 13 aprile l'impresa ha chiesto una rinegoziazione dei termini, «con l'obiettivo di calmierare la negativa incidenza dell'aumento generalizzato dei costi di produzione». Tre giorni dopo è stato inoltrato il nuovo preventivo, che ha stabilito un incremento del 70%: 457 euro a carrello.
Commessa rifiutata
A quel punto l'Ulss di Venezia ha respinto definitivamente la proposta e, «considerato il continuo mutare della situazione del mercato», ha invitato le altre imprese in graduatoria a formulare le loro offerte. Scartato un produttore trevigiano che domandava 414 euro, è stato accettato il preventivo di un fornitore padovano che ne chiedeva 350. Quindi 3 in più di quello altoatesino, il quale però imponendo l'acquisto in blocco, avrebbe costretto l'azienda sanitaria «a pagare subito e a stoccare tutti i carrelli, al momento non necessari ai reparti, con successivi costi di personale per la gestione e consegna ai richiedenti del materiale stoccato». Per questo il 13 settembre il dg Contato ha deciso di deliberare l'esborso di 14.000 euro più Iva: 3.320 in più del previsto, ma almeno liquidabili in 36 mesi.
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