Rincaro delle materie prime, i lavori di salvaguardia della laguna aumentano del 40%

Giovedì 1 Settembre 2022 di Roberta Brunetti
Il Mose
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VENEZIA - Rincari in media del 40% per i lavori di salvaguardia in laguna, che per le opere alle bocche di porto del Mose si attestano attorno al 20%. È il nuovo prezzario del Provveditorato alle Opere pubbliche, approvato ieri da un comitato tecnico straordinario, appositamente convocato. L'aggiornamento prezzi tiene conto dei rincari di quest'anno, legati alla famigerata impennata di tante materie prime, ma anche di adeguamenti che in alcuni casi erano fermi al 2009. Una misura attesa dalle imprese della galassia Mose che confidano ora anche in questo strumento per una ripartenza completa dei lavori. Nel primo semestre del 2022, complice la faticosa uscita del Consorzio Venezia Nuova dalla crisi, la produzione è stata infatti molto bassa: appena 10 milioni di lavori conclusi, quando i programmi ne prevedevano 250 in tutto l'anno.

Cifra ora praticamente impossibile da raggiungere, anche se nell'ultimo mese il ritmo dei lavori è aumentato. Ed ecco l'esigenza di correre, per recuperare i ritardi e completare le opere alle bocche di porto entro il prossimo anno, come da cronoprogramma, ma anche per avviare tutti gli altri interventi del sistema Mose (compensazioni ambientali, ripristini vari in laguna), che sono molto più indietro.

I NUOVI PREZZI

Quello del prezzario era un passaggio delicato. Una prima ipotesi, prospettata dallo stesso Cvn, immaginava rincari fino al 300%. Percentuali che avevano fatto fare un salto sulla sedia ai funzionari di Palazzo dei X Savi, la sede del Provveditorato, ex Magistrato alle acque. E qui, sentite anche le imprese, è stato predisposto un prezzario diverso, con aumenti molto più contenuti, che comunque tengono conto dei prezzi di mercato. Per gli impianti del Mose, ad esempio, che partivano dai prezzi del 2018, quando si sono fatte le gare, i rincari si fermano al 12%. Superano il 40%, invece, quelli per opere marittime ed edili che erano ferme al 2009.

DUE MILIONI IN PIÙ

Rincari sulla carta che, per il momento, si traducono in 2 milioni di euro in più, sui 10 milioni di lavori prodotti nei primi sei mesi dell'anno (per lo più relativi impianti), che il Cvn dovrà versare alle imprese coinvolte. Il 20% appunto. Soldi che il Consorzio ha per ora trovato nel suo bilancio, senza dover ricorrere al fondo nazionale di compensazione per l'aumento prezzi. La scadenza per la domanda era ieri. Ora lo stesso prezzario sarà usato per i lavori in corso e in arrivo da qui a fine anno. Per il 2023, invece, l'indicazione ministeriale è di varare un nuovo prezzario, che stavolta valga per tutti: Provveditorato, Regione, Comune.

I RITARDI DA RECUPERARE

Tra le imprese del Mose c'è ancora una cerca preoccupazione. «La produzione è molto sotto. E i ritardi non solo dovuti soltanto ai prezzi, che le imprese subiscono con questo mercato fuori controllo - premette Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Venezia e tra i consorziati del Cvn - C'è un problema di permessi, ma quello principale è la finanza: soldi e fideiussioni che il Consorzio ancora non ha ottenuto. Contiamo che si risolva tutto a breve, ma se questo sarà un anno di transizione, vanno costruite le premesse perché il 2023 sia un anno di produzione davvero eccezionale». Ancora più esplicito Renzo Rossi, dell'omonima impresa, un'altra consorziata impegnata nei lavori per la salvaguardia della Basilica di San Marco: «Non siamo più nella situazione di un anno fa, ma non c'è ancora certezza nei pagamenti. Servono condizioni economiche che non mettano in difficoltà le imprese. Non dimentichiamo che lo Stato, per questioni contabili, da dicembre a giugno non paga. E allora servono soluzioni per anticipare i soldi, senza esporre troppo le imprese. Nessuno può lavorare gratis».

Ultimo aggiornamento: 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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