Rifiuta le avances del compagno di cella: ridotto in fin di vita. «Lo Stato mi risarcisca»

Sabato 10 Aprile 2021
Rifiuta le avances del compagno di cella: ridotto in fin di vita. «Lo Stato mi risarcisca»
3

VENEZIA - Pena confermata, a parte l'esclusione di un'aggravante, al quarantunenne marocchino che la notte dell'8 gennaio 2019 aveva ridotto il compagno di cella in fin di vita, colpendolo ripetutamente con uno sgabello.

Ieri pomeriggio la Seconda sezione della Corte d'Appello ha portato da 10 a 9 anni la condanna per M.B. oltre al pagamento (confermato) di una provvisionale di 200 mila euro che verosimilmente non potrà mai essere pagata.


Di conseguenza, N.G., venticinquenne di Marghera, con la sua famiglia non potranno che muovere azione risarcitoria nei confronti dell'amministrazione penitenziaria. Gli avvocati di parte civile, Renato Alberini e Augusto Palese del foro di Venezia, stimano il danno derivato al giovane (alla visita medico-legale sono stati riscontrati non meno di 70/80 punti di invalidità) in circa un milione di euro. Il fatto era avvenuto all'interno del carcere Due Palazzi di Padova. La vittima doveva scontare la pena per reati minori ed era finita nella stessa cella di M.B. il quale aveva cercato in più occasioni un approccio di tipo sessuale. Di fronte alla resistenza alle avances, M.B. aveva colpito il compagno di cella con uno sgabello più volte il compagno di cella, causandogli una frattura al cranio, frattura delle ossa nasali, al braccio sinistro e contusioni varie. Insomma, rovinandogli la vita per sempre. 


In primo grado, dal Gup di Padova, l'imputato, non essere nuovo a episodi simili, era stato condannato a dieci anni per tentato omicidio. Le parti civili avevano chiesto oltre alla condanna anche il risarcimento del danno, per cui potrebbe essere in futuro chiamata a rispondere proprio l'amministrazione penitenziaria di Padova e, per l'effetto, lo stesso Ministero della Giustizia, nel cui confronti sono già state inoltrate richieste risarcitorie. Per i legali di parte civile, potrebbero prospettarsi profili di responsabilità anche in capo alla Gestione del Due Palazzi, che aveva assegnato a N. G. la stessa cella di un detenuto M. B. gravemente affetto da patologie psichiatriche, tanto gravi da spingerlo a voler violentare il proprio compagno di cella e perfino a volerlo poi uccidere.
Nel giudizio d'Appello, il Procuratore Generale Marina Ingoglia, ha chiesto l'integrale conferma della sentenza di primo grado, a cui i procuratori delle parti civili costituite si sono associati, mentre il difensore dell'imputato ne ha chiesto la riforma.
M.F.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci