Meningite, diciannovenne grave in ospedale: sembrava influenza

Martedì 3 Settembre 2019 di Alvise Sperandio
Meningite, diciannovenne grave in ospedale: sembrava influenza
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MESTRE - Da tre giorni in Rianimazione, in condizioni molto serie, per meningite. Un diciannovenne è ricoverato nel reparto dell’ospedale dell’Angelo con i medici delle Malattie infettive che lo stanno monitorando ora dopo ora, auspicando che la terapia antibiotica alla quale è stato subito sottoposto dia i miglioramenti che si attendono. Ci vorrà qualche giorno per capire se il peggio possa essere scongiurato perché, come sempre in queste situazioni, più tempo passa sotto adeguata terapia e più crescono le speranze di un esito favorevole. 
 Il ragazzo, che vive con la famiglia in terraferma, ha cominciato a stare male la scorsa settimana accusando, come avviene tipicamente con questa malattia, i sintomi che all’inizio vengono ricondotti a una possibile influenza: mal di testa, febbre, stanchezza e malessere generale. Tuttavia, nonostante le prime cure, la situazione è peggiorata e ha consigliato i genitori, nella giornata di sabato, di rivolgersi al Pronto soccorso dove i sanitari hanno diagnosticato la meningite portando subito il giovane in Terapia intensiva. Dai primi accertamenti l’infezione sarebbe avvenuta per meningococco di tipo B, anche se la certezza sul tipo di batterio la si potrà avere non appena gli specialisti avranno in mano le ulteriori analisi nelle prossime ore. «Lo classifichiamo come “caso indice”, dato che a Mestre al momento non ne risultano altri. E come tutti quelli primari, è un caso endogeno, che “nasce” direttamente nella persona» spiega Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 3 dove il riserbo è massimo. 
Subito dopo il ricovero è partito quello che in gergo tecnico si chiama cordone sanitario, con i medici che hanno ricostruito i recenti contatti del diciannovenne, chiamando i congiunti e gli amici (una decina di persone) a sottoporsi alla necessaria profilassi. «Va comunque ricordato – prosegue Sbrogiò – che il contagio avviene solo se la frequentazione con il malato è ravvicinata e molto stretta. Per fare un esempio: ci si può contagiare se si beve più volte dalla stessa bottiglia, come è avvenuto una decina di anni fa a Treviso, purtroppo anche con esiti letali, oppure se si è fatto un viaggio aereo continentale col malato seduto a fianco. Per dire, una distanza Venezia-Roma non è rilevante. La malattia si può manifestare dai 3-4 giorni ai 10 giorni al massimo dal momento del contagio, quindi passato questo lasso il pericolo è cessato. Nel caso specifico la situazione è delicata e l’assistenza sanitaria è massima, con valutazione costante del decorso». 
All’arrivo al Pronto soccorso i genitori hanno riferito che il ragazzo non era vaccinato. «Il vaccino è lo strumento migliore per proteggersi – sottolinea Sbrogiò –. La nostra azienda sta profondendo un grande sforzo di sensibilizzazione e oggi la copertura è attorno al 90% per il meningococco di tipo B e sull’80% per il quadrivalente che protegge dagli altri ceppi, il meningococco di tipo A, C, W e Z».
Ultimo aggiornamento: 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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