Vaporetto naufragato per l'acqua alta, il recupero del "relitto" alla Giudecca Video

Giovedì 30 Gennaio 2020
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 Galleggia. Per la prima volta dopo la tempesta di vento e acqua salsa del 12 novembre che, rotti gli ormeggi, l’aveva scaraventato sopra il pontile in pietra del lato sud della Giudecca - nella parte dell’isola che da campo Junghans guarda le Grazie, San Clemente e Sacca Sessola - per poi, a marea ritirata, spiaggiare quel vaporetto con la prua rivolta verso il cielo e la poppa sommersa nelle acque dietro al centro di raccolta di Veritas.
Da lì ieri, con un lavoro iniziato poco prima delle 10 e chiuso alcuni minuti dopo la 17, quando il caigo aveva pronunciato la propria sentenza, l’hanno tirato fuori gli uomini della Boscolo Bielo e di Idra, incaricati da Avm di recuperare uno dei simboli della seconda acqua alta di sempre.

LE OPERAZIONI
È stato un lavoro certosino, curato nei minimi dettagli e il cui costo (15mila euro) è a carico di Avm, come indicato dalla struttura commissariale post-emergenza acqua alta. 
Con una gru e delle catene il vaporetto è stato sollevato a prua in modo che delle idrovore potessero pompare l’acqua fuori dalla cabina e dallo scafo. Nel pomeriggio, con l’imbarcazione ormai libera dalla morsa e dalla pressione dell’acqua, sono state tappate con cunei e cemento rapido le falle nello scafo causate dallo sbattere e danzare sul pontile in marmo durante l’acqua alta.
È stato a quel punto - dopo che dei subacquei avevano avvolto la poppa del mezzo con delle cinghie - che le catene hanno liberato la prua del vaporetto. Lui, più che centenario, a quel punto ha ritrovato la sua ragion d’essere, tornando a fare ciò che ha sempre fatto: galleggiare. Ormeggiato alla chiatta che lo ha salvato, questa mattina il vaporetto verrà trasportato in un cantiere: molto probabilmente alla Giudecca, o in alternativa al Tronchetto, per iniziare il restauro dello scafo.
LA STORIA
La targhetta di fabbricazione del vaporetto, acquistato dai tre amici nel 2014 e ormeggiato nelle acque della Giudecca di competenza dell’ex Magistrato (dal quale hanno avuto una concessione rinnovata per l’ultima volta nel 2016), svela l’età del battello. Che mise la prua per la prima volta fuori dal cantiere nel 1912: 108 anni fa. Quando i nuovi proprietari l’hanno acquistato da Actv, il vaporetto era ormai in pensione. Così l’hanno ancorato alla Giudecca e hanno iniziato le operazioni di recupero per farlo tornare al vecchio splendore. Era ancora un cantiere - ma ben avviato - quando la tempesta di scirocco e bora si è abbattuta su Venezia nella notte del 12 novembre e l’acqua si è alzata fino a 187 centimetri sul medio mare di Punta della Salute.
In balia di alta marea e di venti a oltre cento chilometri orari, il vaporetto non ha tenuto: scosso dalla furia della natura ha strappato quattro delle otto gomene con le quali era ancorato alla riva, rompendo anche due briccole da tre pali ciascuna. Così è stato trascinato sulla riva dall’acqua e ha iniziato a tormentarla, distruggendola. Le onde l’hanno portato sopra il pontile di cemento e marmo e nello strisciare e muoversi su quella riva, lo scafo si è aperto per un metro, imbarcando acqua e poi rimanendo spiaggiato sulla riva una volta che la marea si è ritirata. In balìa, anche, dei ragazzini e dei vandali che passavano di lì e, senza rispetto, lanciavano contro i finestrini in vetro i pezzi di muretta della riva abbattuti dalla marea e ieri ancora riversi a terra. 
Per tre volte, prima di ieri, i proprietari avevano provato a sollevarlo dall’acqua, senza però riuscirci e trasformando lui e la loro lotta nel simbolo di un’isola che nelle sue zone più nascoste - proprio il lato sud - sembra ancora essersi fermata alla mattina del 13 novembre. 

Ultimo aggiornamento: 17:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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