VENEZIA - C’è un pezzo di Venezia nel passaggio di consegne tra la regina Elisabetta II d’Inghilterra e il figlio, re Carlo III.
LA COPIA
La Casa Reale, quando nel 2013 Enrico Bressan e Giovanna Zabotti di Fondaco Italia organizzarono la mostra “Gero qua”, non accettò di prestarlo: «Ci avevano detto che purtroppo, essendo stato prestato a Washington in precedenza, doveva restare fermo per tre anni. Dopo una ricerca in previsione della mostra avevamo trovato che una delle copie faceva parte della collezione della regina. Un’altra è al Louvre, una è della famiglia Terruzzi a Genova (la copia che ci è stata prestata) e una, più piccola, era nell’ufficio di Sammartini, allora presidente dell’ex Carive, ora parte della collezione Intesa San Paolo», ricostruisce Bressan.
L’arte porta con sé, come sempre, aneddoti e curiosità, come quello che avvolge la genesi del quadro, esposto nell’abbazia di San Gregorio da dove il Canaletto dipinse la veduta. Il pittore l’aveva concepito e realizzato lì. «La casa reale aveva relazioni con il console Joseph Smith il quale era un noto estimatore di Canaletto. Da palazzo Mangilli sul Canal Grande, dove risiedeva, spesso ospitava diplomatici promuovendo il pittore. Ecco che tra i tanti, anche questo è finito nella collezione della regina Elisabetta che nel suo patrimonio dovrebbe avere una quindicina di quadri del celebre artista - continua Bressan - Canaletto era un grande commerciante di sé stesso e dipingeva i suoi quadri legandoli al contesto. Sapendo che la Casa Reale inglese aveva uno stretto legame con i cani (anche la regina Elisabetta era nota per non separarsi mai dai suoi corgi), i dipinti destinati a quel mercato, erano arricchiti di molti di questi animali».