Salvò dal treno un aspirante suicida, Rachele è Cavaliere

Mercoledì 30 Dicembre 2020 di Nicola Munaro
Rachele Spolaor
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VENEZIA Poco prima delle 20 del 10 dicembre Rachele Spolaor, venticinquenne di Zelarino laureata all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, scende alla stazione di Mestre Ospedale dal treno che la riportava a casa dallo stage di grafica in una ditta a Castelfranco.

La sua vita cambia in quel momento, quando decide di restare accanto, da sola, ad un uomo che barcolla tra le banchine e i binari con una valigia in mano. O meglio, la vita di Rachele non cambia in quel momento, perché in quel momento lei fa ciò che le riesce più naturale: vede un treno arrivare in stazione proprio mentre l'uomo che stava aiutando si alza di scatto e si lancia sulla massicciata. 


È un istante, ma Rachele sceglie: scende sui binari e prova di tutto a salvare quell'uomo che nemmeno conosce e che non rivedrà mai più. Il finale è dolce: il macchinista li vede, il treno rallenta, li colpisce ma non li travolge e Rachele e l'uomo che le deve la vita si salvano. La storia esplode fino alla telefonata di lunedì sera a casa Spolaor. A chiamare e chiedere di Rachele è la segreteria della Presidenza della Repubblica che la avverte: il presidente Sergio Mattarella la nominerà Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tutto per quella scelta di non girarsi dall'altra parte.


LA MOTIVAZIONE

Ciò che Rachele e la sua famiglia sapevano, è diventato ufficiale ieri mattina quando il Quirinale ha pubblicato l'elenco dei nuovi Cavalieri scelti come «casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani». Rachele è stata inserita nelle nomine «per il coraggio e l'altruismo con cui, a proprio rischio, è intervenuta in soccorso di un uomo che si era gettato sui binari della stazione di Mestre». 


Quella sera di inizio dicembre il gesto era costato a Rachele la frattura della tibia e all'uomo, un trentacinquenne di origine rumena, gravi traumi alla testa e alla schiena senza però essere mai in pericolo di vita. «Ho agito d'istinto, mi sentivo responsabile di quella vita. Non ho guardato se nel frattempo stesse arrivando il treno. Non ho pensato a nulla, ho semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque» aveva detto il giorno dopo la venticinquenne dal suo letto d'ospedale.


LA REAZIONE

Ieri il telefono di Rachele era un flusso di chiamate senza soluzione di continuità. E lei a rispondere gentile a tutti, sempre. «Sono senza parole, sono onorata e non ci credo ancora - commenta - Quando è finita la telefonata ho pianto, ma io sono dell'idea che non me lo merito, ci sono tante altre persone in Italia che meriterebbero questa medaglia per quanto fanno ogni giorno». Il pensiero della ragazza di Mestre va dritto a cercare una di queste persone. «Devo tutto al macchinista - dice Rachele - Lui ci ha visti e la sua prontezza nel capire la situazione e tirare il freno a mano ci ha salvati, ha permesso a me di essere qui e all'uomo che ho aiutati di salvarsi. Questa medaglia io la dedico a lui, al macchinista di quel treno». 


Certo è che lei non si aspettava tutto questo clamore: «Mi hanno chiamato ieri (lunedì sera, ndr) dalla segreteria della Presidenza della Repubblica annunciandomi la decisione del presidente e di essere discreta e riservata sulla faccenda - ride - Sul programma della consegna non so nulla, anche perché il Covid sta cambiando ogni cosa. Lo ammetto, quando è uscita la notizia ero un po' spaventata, sono molto riservata. Spero che sia un messaggio positivo: quello che ho fatto è stata una cosa istintiva, non ragionata, non mai fatto volontariato». 


Per quanto fatto quella sera Rachele era finita in ospedale. «Ora sto bene - racconta ancora - sono a casa tranquilla e sto seguendo il percorso di riabilitazione alla gamba operata. Di quell'uomo non ho più avuto nessuna notizia, sono contenta che stia bene. Perché ho fatto quel gesto? Sono dell'idea di essere altruista nella vita di aiutare sempre tutti, ci potresti essere anche tu in quella situazione. A me è capitato spesso di svenire ed essere debole e ho qualcuno che mi ha sempre aiutata - conclude - trovo giusto essere altruisti perché è la chiave della vita».

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