Tamponi positivi, negativi, da rifare: famiglia con due figli rinchiusa in casa da tre settimane

Sabato 17 Ottobre 2020
Tamponi positivi, negativi, da rifare: famiglia con due figli rinchiusa in casa da tre settimane

MESTRE «Da tre settimane siamo tutti chiusi in casa e non sappiamo più che fare, tra una girandola di tamponi positivi, negativi, da rifare, attesa di appuntamenti, telefonate a vuoto, email rimaste inevase.

Ci sentiamo abbandonati e disperati. A questo punto abbiamo deciso che il tampone andiamo a farcelo da soli, direttamente al Drive through, anche se non si potrebbe, ma così non possiamo più andare avanti. È lo sfogo di una famiglia composta da padre, madre, due figli, costretti a una quarantena senza certezze, preoccupati dal non vedere una via d'uscita.


Tutto inizia il 23 settembre: il figlio maggiore accusa malessere, due giorni dopo si accorge di perdere il gusto e l'olfatto. Domenica 27 la madre si sente poco bene, manifestando i sintomi che fanno sospettare il contagio. Lunedì fa il tampone, il giorno dopo l'esito è positivo. Scatta la quarantena. Al test vengono inviati il compagno e i due figli: solo il minore risulta negativo. A questo punto, quest'ultimo come fa a proteggersi dal rischio di contagio vivendo a stretto contatto con genitori e fratello positivi? «Abbiamo chiamato il Servizio d'Igiene e Sanità pubblica per fargli fare un altro tampone racconta la famiglia Noi non potevamo muoverci, ma ci hanno detto che loro vanno a domicilio solo in casi gravi. Allora ci hanno invitati a farlo accompagnare, ma vista la situazione non ce la siamo sentita di coinvolgere qualcun altro. Poi ci hanno detto che andasse da solo in bici fino al padiglione Rama, ma non ci è sembrato il caso, non essendo ancora maggiorenne. Alla fine il Sisp dice a noi, che siamo positivi, di accompagnarlo».


L'esito del tampone di domenica scorsa è negativo. Intanto il ragazzo deve comunque restare in isolamento ed è costretto a farlo anche se un successivo tampone, quello di questo mercoledì, conferma la negatività, dato che gli altri familiari non sono ancora guariti. Questa settimana, infatti, a due rilevazioni, la madre viene trovata rispettivamente positiva e negativa; mentre per il padre l'esito è da rifare e per il fratello prima negativo e quindi da rifare. «In tutta questa situazione d'incertezza nostro figlio minore è costretto a restare barricato in casa, da dove si trova da un mese visto che attorno al 20 settembre aveva avuto un raffreddore e non era uscito in via precauzionale. La scuola non ha la didattica a distanza, abbiamo chiesto che gli mandassero i compiti, ma non è arrivato nulla. Dal medico di base non abbiamo ricevuto supporto. Siccome i risultati degli ultimi tamponi sono arrivati ieri, il venerdì al numero del Sisp non risponde nessuno. Non sappiamo più come fare. Siamo agli arresti domiciliari da tre settimane».


Il problema, denunciano dalla famiglia, è che non arrivano gli appuntamenti per avere chiaro il quadro della situazione: «In una telefonata dei giorni scorsi, dal Sisp ci hanno precisato che non siamo noi a dover chiamare, bensì loro. Ma lo facessero e lo facessero tempestivamente. Così è difficile gestirci». A questo punto, padre e figlio maggiore hanno deciso di rompere gli indugi e sono andati di loro iniziativa al Drive through che intanto è stato trasferito nel parcheggio dell'ex Telecom in piazzale Giustiniani. Altrettanto farà in questi giorni la madre che sbotta esasperata: «Non possiamo restare reclusi un mese nell'incertezza!».
A. Spe.

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