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Quando Maradona incantò Venezia: che magie con la pallina in Arsenale

Nordest > Venezia
Venerdì 27 Novembre 2020 di Lorenzo Mayer
Diego Armando Maradona, nel 1988, a Venezia
  • 2

VENEZIA - Lunedì 15 febbraio 1988: Diego Armando Maradona sbarca a Venezia. Una giornata indimenticabile per la città che, dopo la morte del “Pibe de Oro” diventa quasi leggenda. Artefice di quell’evento fu Beniamino Piro, lidense per molti anni organizzatore del “Calcetto dei campioni” che, negli anni successivi, ha portato ad esibirsi a Venezia, a scopo benefico, molti calciatori vip. Sempre alla vigilia del martedì grasso, clou del Carnevale a Venezia.
Trentadue anni dopo Piro ripercorre le emozioni di quel giorno. «Era la prima edizione del Calcetto dei Campioni - racconta - e Maradona venne a Venezia per una serie di circostanze fortunate. Anzitutto la disponibilità del presidente Zamparini che, vista l’eccezionalità dell’evento, mi mise a disposizione il suo aereo privato per farlo arrivare a Venezia. Prima di allora avevo incrociato qualche volta Maradona allo stadio, ma certo non mi aspettavo che accogliesse il mio invito. E invece mi fece questa grande sorpresa».
GRANDE GENEROSITA’
Un altro aspetto che lo colpì fu la generosità del campione argentino. «Arrivò - prosegue l’attuale presidente dell’Agenzia per lo sviluppo - senza chiedere soldi, senza codazzi di accompagnatori o accompagnatrici, come una persona normalissima. Quella era la prima edizione della manifestazione che inventammo a scopo benefico, donando poi il ricavato di quella partita alla Caritas». E quella edizione così fortunata proprio grazie a Maradona che fece da apripista, negli anni successivi permise di far arrivare in laguna, sempre per un nobile scopo, anche Weah, Del Piero, Mancini, Spalletti, Recoba e moltissimi altri. Maradona alloggiò al Bauer, dove i gondolieri lo ricordano ancora, così come i circa tremila spettatori che gremirono le tribune del palazzetto dell’Arsenale tutto esaurito. E sui social in molti ricordano che all’Arsenale il fuoriclasse si mise a palleggiare con una pallina da tennis, esibendo la sua tecnica impareggiabile. 
«Dall’hotel in Calle XXII Marzo - prosegue Piro - Diego volle andare a piedi fino all’Arsenale per potersi gustare un po’ del Carnevale a Venezia. Insieme facemmo quella passeggiata e ricordo perfettamente che, rispetto a Napoli, nessuno ci fermò, in quanto tutti pensavano che si trattasse della maschera di Maradona e non di lui in carne e ossa».
LA SECONDA SORPRESA
Poi una volta entrati al palazzetto un’altra sorpresa, frutto del grande cuore di Diego. «Volle giocare tutti i 40 minuti della partita senza uscire mai - racconta l’ex manager sportivo - per fare contento il pubblico. E se fosse dipeso da lui di sicuro avrebbe giocato, senza sosta, altre due ore. Con la palla tra i piedi esprimeva la gioia di un bimbo, ed era generoso. La partita che avevamo “inventato” era tra italiani e stranieri: in panchina da una parte Arrigo Sacchi, dall’altra Helenio Herrera per la squadra di Maradona. L’argentino non uscì mai. Ed è stato un esempio raro, anche per tutti quei calciatori che, in manifestazioni del genere magari fanno i preziosi e un atto di presenza di 10 minuti». Quella veneziana, invece, fu la “sera perfetta”. «Maradona arrivò - conclude Beniamino Piro - dopo un lungo “braccio di ferro” con Moggi che non voleva. Al termine ci fu la cena, la festa al Bauer, e il giorno seguente Maradona tornò a Napoli, sempre grazie a Zamparini, tranquillamente. Forse solo un po’ in ritardo per l’allenamento...».

 

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