LIDO - Si sentono assediati dai bar, tre nel raggio di una cinquantina di metri, proprio sotto i balconi di uno stesso edificio, che “tengono compagnia” notte e giorno alle ventidue famiglie che abitano nel Condominio Santa Maria Elisabetta, giusto all’inizio del Gran Viale. Ma poi di ristorantini e cicchetterie ce ne sono molti altri, in un punto nevralgico dell’isola. E ogni volta che nelle vicinanze c’è il sentore che qualche attività chiuda, temono che il numero di locali pubblici possa aumentare ulteriormente, infastidendo la quiete dei residenti.
«Siamo circondati, in questi anni il numero dei bar è cresciuto a dismisura nella zona di Santa Maria Elisabetta, con i problemi che ne conseguono - protesta un’inquilina - chiediamo al Comune una qualche forma di tutela.
Con uno dei tre esercizi commerciali c’è anche un contenzioso da alcuni anni, perchè il bar aveva ottenuto dal Comune il plateatico. Peccato però che l’area in cui erano sistemate sedie e tavolini non fosse di proprietà pubblica, ma privata, quindi di fatto il Comune avrebbe incamerato una cifra per l’utilizzo di un suolo altrui. E la polizia municipale, nel 2016, aveva anche sequestrato per un periodo gli arredi del bar, comminando una multa al proprietario.
Ora il Comune, con la rivoluzione dei pianini, ha ritirato il plateatico all’esercizio, che è inglobato nel condominio. Ma di fatto le seggiole sono ancora tutte lì e c’è in ballo una mediazione - patrocinata dallo studio Marchi - per utilizzo esclusivo di una proprietà comune.
«Oltre al danno anche la beffa - continua una dei residenti - non solo subiamo il fastidio di attività che fino a tarda ora producono schiamazzi e l’ingombro del plateatico che di fatto non è mai cessato. Ma dobbiamo anche farci carico della pulizia: spesso gli avventori lasciano nei paraggi e sulle fioriere bicchieri sporchi, mozziconi, a volte addirittura vomito».