VENEZIA - «In Italia potrete lavorare come parrucchiere». Ma una volta sbarcate dall'aereo, il miraggio di un lavoro per una cinquantina di donne nigeriane si trasformava in un vero e proprio inferno di schiavitù: erano obbligate dai connazionali a prostituirsi sotto la minaccia di riti voodoo con il terrore che, disobbedendo, il male avrebbe colpito i loro parenti rimasti in Africa.
Tutti i soldi incassati dalle lucciole venivano spediti in Nigeria: 11,3 milioni di euro arrivati nel centro dell'Africa tramite ricariche Postepay o vaglia online, grazie anche all'aiuto di 48 portavalige abituati a compiere viaggi aerei con, addosso, circa diecimila euro. Tutto denaro che, in Nigeria, veniva utilizzato per affari di tipo immobiliare e altre attività, probabilmente illegali.
È quanto è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Cagliari, che ha sgominato l'associazione per delinquere nigeriana dedita al riciclaggio, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, tratta di persone, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione che allungava i suoi tentacoli anche in Veneto, in particolare Venezia e Padova, dove due quarantenni sono stati indagati e perquisiti ieri mattina: si tratta di due corrieri che portavano denaro sporco in Patria.
GLI INDAGATI
Il blitz, condotto dalla Guardia di Finanza e dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, sotto il coordinamento della Dda di Cagliari, ha portato a 40 arresti e a una raffica di perquisizioni in tutta Italia per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, tratta di persone, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, con l'aggravante della transnazionalità. Numerose altre le persone implicate nelle indagini (122), anche loro indiziate di far parte di una estesa rete: tra questi ci sono cinque nigeriani residenti in Veneto: uno a Padova, uno a Venezia e i restanti nel Veronese. Tutti ieri mattina all'alba sono stati perquisiti e indagati. Un veronese è stato sottoposto a ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Cinquanta, invece, sono le donne nigeriane liberate dalla morsa dei loro sfruttatori: 41 destinate alla prostituzione e 9 costrette all'accattonaggio in aree cittadine controllate dall'organizzazione, postazioni per cui veniva pagato un canone di 150 euro al mese.
Il giro d'affari accertato è di quasi 2 milioni di euro, di cui 712mila sequestrati dai finanzieri. Ma i flussi di denaro accertati verso la Nigeria e in partenza dall'Italia sarebbero di oltre 11 milioni di euro.
La rete operava tra la Nigeria e l'Italia, che ha costretto giovani donne nigeriane, a fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, ad assumersi ciascuna debiti, anche di 25, 50 mila euro, comprendenti le spese del viaggio verso l'Italia.
LA LAVATRICE
A quel punto il denaro doveva essere pulito. Così sono stati reclutati gli addetti alla lavatrice: corrieri che viaggiavano proprio coi soldi addosso o nascosti in sacchi di farina o dentro fustini di detersivo. Oppure c'era chi inviava soldi attraverso i classici money transfert.
L'ultimo corriere dei soldi è stato bloccato dalle Fiamme gialle proprio ieri mattina all'aeroporto di Fiumicino: aveva i soldi nascosti in una valigia. Le indagini dei finanzieri, ovviamente, vanno avanti: bisogna capire se è stata smantellata l'intera organizzazione criminale o se ci siano ancora nigeriani in azione.
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