Veneto, per i profughi solo 100 posti. Il prefetto: «Mi aspetto responsabilità dai sindaci»

Mercoledì 25 Agosto 2021 di Monica Andolfatto
Profughi sbarcati a Ciampino
7

VENEZIA - Solo un centinaio di posti disponibili nell'intera regione. Tutto qua. La preoccupazione non la nasconde. Per niente. Ma nemmeno la fermezza nel fare: organizzare l'accoglienza a tutti i costi chiedendo la collaborazione di tutti, in primis dei sindaci, ma anche del ministero della Difesa. Al termine del vertice di ieri pomeriggio con tutti i colleghi del Veneto, il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, tira le somme della riunione convocata per fare il punto della situazione e valutare come affrontare un'eventuale emergenza umanitaria che potrebbe bussare alla porta con l'Afghanistan in mano ai Talebani.

«Si è trattato di uno scambio di informazioni utile che ha confermato ciò che in fondo sapevamo: la disponibilità di un numero limitato di posti liberi, un centinaio. Ma la cosa ancora più grave è che i bandi che sono stati fatti finora, da Venezia e da altre prefetture, non hanno generato nuovi posti per il futuro. E penso che lo stesso risultato ci sarà anche per le prefetture che si apprestano a indire le stesse gare d'appalto.

L'offerta in termini di accoglienza ai migranti rimane sempre la stessa».

Cento posti solo per i profughi afghani?
«No, per tutti i migranti. Significa che se domani, per esempio, ci vengono destinate cento persone in fuga dalla Libia non abbiamo più alcuna capienza. E va precisato che gli 87 afghani che ci sono già stati assegnati sono stati sistemati a parte».

Ma esiste un piano B, una soluzione alternativa?
«Non c'è nessun piano B. Nessuno ce l'ha. Non si sono più i centri di accoglienza di Cona o di Jesolo che comunque erano situazioni che andavano chiuse. E sarebbero esperienze che non potrebbero essere proposte ai migranti afghani che hanno collaborato con le nostre forze armate, che le hanno difese, che le hanno aiutate e che hanno un livello di istruzione e culturale nettamente superiore rispetto a tutti gli altri migranti che arrivano sulle coste del sud».

A chi si appella allora?
«I miei interlocutori principali sono i sindaci e io mi rivolgerò ai sindaci e chiederò l'aiuto dei sindaci. Non posso chiedere l'aiuto ai privati, anche se lo farò. Bisogna agire non su una base emotiva ma con pragmatismo, strutturati, preparati: alla luce di quanto emerso con gli altri prefetti sto predisponendo una lettera da inviare ai primi cittadini chiedendo piena collaborazione».

Cosa la angoscia di più, la scarsità di posti o altro?
«Anche altro. Mi riferisco a tutto quello che è successo in passato in questa regione a proposito di accoglienza. È ancora vivo il ricordo delle barricate, dei cassonetti dati alle fiamme, delle rivolte dei sindaci. È un ricordo che noi prefetti abbiamo vivissimo e che non possiamo dimenticare. Speriamo rimanga tale e vediamo che tipo di disponibilità ci viene data dal territorio».

Il prossimo appuntamento è a metà settembre sempre che nel frattempo non ci sia un'evoluzione talmente critica dello scenario da far anticipare il summit così calendarizzato.
«Ci auguriamo davvero di riuscire a realizzare una gestione condivisa e matura dell'accoglienza. E che i prefetti non vengano ancora lasciati soli, costretti ad andare anche a processo solo per avere cercato di fare al meglio il loro dovere. Stavolta mi aspetto un atteggiamento diverso, maturo da parte di tutti. Sì, a partire dai sindaci ma anche dalla Difesa, perché quest'ultima potrebbe immettere nel circuito residenze e alloggi, e sono parecchi, oggi dismessi o sfitti da anni. Se il ministero ci dà i fondi, i finanziamenti, noi facciamo anche questo mettiamo a posto gli edifici che una volta erano occupati dai militari».
 

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci