Una sola vittima parte civile al processo, i pm: i Casalesi in Veneto fanno paura

Martedì 16 Giugno 2020
Il processo in aula bunker
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MESTRE «La capacità di intimidazione del clan dei casalesi sussiste tutt'ora, come dimostra il fatto che una sola delle vittime abbia deciso di costituirsi parte civile al processo contro i componenti dell'organizzazione».
Lo ha sostenuto, ieri, la sostituto procuratore Federica Baccaglini che, assieme al collega Roberto Terzo, rappresenta la pubblica accusa nel dibattimento a carico del presunto boss, Luciano Donadio, e di altri 44 imputati, chiamati a comparire ieri nell'aula bunker di Mestre per rispondere dell'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso e altri reati, tra cui estorsioni, usura, violazioni fiscali, droga. 
Replicando alle eccezioni preliminari proposte dalla difesa, la pm Baccaglini ha sottolineato la pericolosità sociale del gruppo criminale, sgominato grazie ad un'inchiesta durata quasi 10 anni, concretizzatasi in numerosi arresti eseguiti lo scorso anno; pericolosità attestata finora sia dal Tribunale del riesame che dalla Corte di Cassazione, che ha confermato gran parte delle misure cautelari.
PARTI CIVILI
L'udienza di ieri mattina si è aperta con la lettura, da parte del presidente del Tribunale, Stefano Manduzio, del provvedimento con cui è stata confermata l'ammissione delle parti civili: oltre ad una vittima di estorsione, si tratta di enti pubblici, associazioni e sindacati: il Comune di Eraclea, la Regione Veneto e la Città metropolitana, che reclamano il risarcimento del grave danno all'immagine patito dalla comunità locale. La presidenza del Consiglio dei ministri, l'Associazione Libera, la Cgil regionale e provinciale e la Cisl, per la quale è stata ritenuta valida anche la costituzione contro l'ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre (accusato di voto di scambio), che la difesa lamentava essere invece tardiva e dunque non ammissibile.
Dopo aver rassicurato gli avvocati sul rispetto delle norme per evitare il contagio da Covid-19, il Tribunale ha respinto anche le altre eccezioni preliminari proposte dalla difesa. La principale riguardava la validità del processo che, per tutti gli imputati detenuti, si sta svolgendo in videoconferenza (con collegamento video dal carcere), come prevede una norma introdotta nel 2017 in relazione ai processi per mafia. I legali del boss Donadio, gli avvocati Giovanni Gentilini e Renato Alberini, hanno denunciato l'impossibilità pratica di organizzare la difesa del loro assistito, recluso a Nuoro, e dunque con enormi difficoltà di colloquio. L'avvocato Gentilini ha chiesto ai giudici di investire la Consulta, ritenendo incostituzionale il processo in videoconferenza, ma il Tribunale non ha accolto l'istanza, liquidandola come «manifestamente infondata» e definendo «pienamente legittima la scelta del legislatore» di evitare la comparsa in aula degli imputati per mafia. Su questo tema l'avvocatura sta conducendo una battaglia da mesi, sostenendo che soltanto la presenza fisica in aula garantisce un giusto processo.
I TESTIMONI DELL'ACCUSA
Nel pomeriggio è toccato al pm Terzo illustrare i capitoli di prova, chiedendo al Tribunale di ammettere a deporre 240 testimoni, tra forze di polizia, consulenti tecnici, vittime di reato, collaboratori di giustizia, dichiaranti e gli stessi imputati, sia per dimostrare la sussistenza del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, sia i singoli episodi contestati, che vanno dall'usura all'estorsione, dalla detenzione di armi al traffico di droga, dalle false fatture al favoreggiamento.
La Procura ha chiesto ai giudici di non ammettere la testimonianza di Prefetti e Questori, la cui audizione è stata chiesta da alcuni difensori, ritenendola non pertinente.

E si è opposta all'audizione di due preti di Casal di Principe e di alcuni amici dell'imputato Buonanno: «Se va a messa e si comporta bene buon per lui, ma con il processo non c'entra», ha dichiarato il pm Terzo. «Li chiamiamo a riferire in merito al fatto che non è un boss pieno di soldi, ma un morto di fame», ha replicato la difesa. L'avvocatessa Stefania Pattarello ha chiesto di dichiarare l'inutilizzabilità di tutti gli atti eseguiti dal 1 gennaio del 2012, per mancanza della proroga delle indagini. Ciascun legale ha quindi illustrato la propria lista testi: il Tribunale deciderà quanti e quali testimoni ascoltare nel corso della prossima udienza, fissata per il 22 giugno. 

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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