La Cassazione conferma: «Ad Eraclea un vera associazione mafiosa»

Lo ha sancito la Corte di Cassazione facendo diventare definitiva, ieri sera, la sentenza emessa nel gennaio dello scorso anno dalla Corte d'appello di Venezia

Sabato 22 Aprile 2023 di Gianluca Amadori
Processo ai casalesi

ERACLEA (VENEZIA) - Quella operante ad Eraclea, affiliata ai casalesi, era una vera e propria associazione per delinquere di stampo mafioso. Lo ha sancito la Corte di Cassazione facendo diventare definitiva, ieri sera, la sentenza emessa nel gennaio dello scorso anno dalla Corte d'appello di Venezia, presieduta da Carlo Citterio, che ha inflitto complessivamente 130 anni di reclusione a 22 imputati, processati con rito abbreviato. La Suprema Corte, con una sentenza resa nota attorno alle 22.30, ha accolto le richieste della Procura generale che, in apertura di udienza, ha sollecitato la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi presentati da 15 degli imputati: ad impugnare sono stati in 17 e nel frattempo Antonio Cugno è morto. Il pg ha chiesto l'accoglimento del solo ricorso dell'ex sindaco di Eraclea, Graziano Teso (tre anni, un mese e dieci giorni di reclusione) a suo avviso da annullare per celebrare un nuovo processo finalizzato ad una diversa quantificazione della pena. La Corte ha invece rideterminato direttamente la pena, portandola a due anni e due mesi. Rideterminazione della pena anche per un altro imputato, Fabrizio Formica (pecuniaria invece che detentiva). A nulla sono servite le appassionate arringhe della difesa che si sono battute per ottenere l'annullamento totale della sentenza di secondo grado, in particolare in relazione alla sussistenza dell'articolo 416 bis. Per tutti gli imputati condannati, ritenuti responsabili di associazione camorristica, si dovrebbero ora aprire le porte del carcere, anche nel caso di pene inferiori ai 4 anni: l'associazione per delinquere di stampo mafioso è infatti un reato cosiddetto ostativo e, dunque, prima si finisce in carcere e poi si può chiedere l'eventuale concessione di modalità alternative per scontare la pena.

Mentre nel caso di reati "normali" l'esecuzione viene sospesa in attesa che i giudici valutino se sia possibile concedere i domiciliari o l'affidamento in prova.

Associazione mafiosa

La conferma dell'articolo 416 bis da parte della Cassazione costituisce un risultato importante per la Procura di Venezia, in vista della sentenza di primo grado (prevista per fine maggio) del processo celebrato con rito ordinario, che vede sotto accusa il presunto boss dei casalesi, Luciano Donadio, e molti altri presunti componenti dell'organizzazione considerata mafiosa dai pm Roberto terzo e Federica Baccaglini. Di fronte ad una sentenza definitiva, non sarà facile per il Tribunale escludere la sussistenza dell'associazione per delinquere a carico di Donadio e gli altri ancora sotto processo.

Gli imputati

La sentenza di ieri, oltre all'ex sindaco Teso, riguarda numerosi esponenti vicini al boss Donadio: Antonio Basile (12 anni), Giacomo Fabozzi (10 anni), Tommaso Napoletano (9 anni), Bernardino Notarfrancesco (8 anni e 6 mesi), Vincenzo Chiaro (6 anni e 8 mesi), Antonio Puoti (6 anni e 6 mesi), Francesco Verde (6 anni e 6 mesi), Christian Sgnaolin, uomo di fiducia di Donadio per la gestione delle società (5 anni e 8 mesi), Valentino Piezzo (4 anni, 5 mesi e 10 giorni) e Saverio Capoluongo (3 anni e 8 mesi). E ancora Ennio Cescon (4 anni e 8 mesi), Fabrizio Formica (2 anni, 2 mesi e 20 giorni, ora rideterminata in pena pecuniaria), Slavisa Ikovic (3 anni), nonché il poliziotto Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate al gruppo criminale (5 anni). Per finire l'avvocatessa Annamaria Marin, accusata di favoreggiamento, che ha cercato fino all'ultimo di ottenere la piena assoluzione ma si deve accontentare della prescrizione. All'organizzazione capeggiata da Donadio viene contestato di aver commesso numerosi illeciti dalla fine degli anni Novanta, radicandosi ad Eraclea e imponendo le loro regole per dedicarsi ad usura, estorsioni, droga, reati societari e fiscali, detenzione di armi, bancarotte, minacce, danneggiamenti, incendi e truffe. 

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