Mestre, prende la sorella per il collo e minaccia di strangolarla: «Vuole la casa in eredità»

Venerdì 8 Luglio 2022 di Nicola Munaro
Mestre, prende la sorella per il collo e minaccia di strangolarla: «Vuole la casa in eredità»

MESTRE - Aveva 19 anni il giorno di Natale 2018. Al culmine di una lite, l'ennesima, nella ricostruzione fatta dal pubblico ministero Giorgio Gava, aveva preso la sorella per il collo e l'aveva minacciata secondo un copione che - dice l'accusa - durava ormai da un anno e aveva gettato nel terrore non solo la sorella ma anche la madre, in scacco di quel figlio che le si era rivoltato contro. E che ieri è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere. La sospensione della pena, una volta eventualmente divenuta definitiva («ma faremo appello perché i fatti non sono come descritti nelle accuse», ha commentato ieri l'avvocato Paolo Boldrin), sarà subordinata alla frequenza da parte del giovane, oggi ventitreenne, di un corso di recupero sul tema delle violenze in famiglia.

Prende la sorella per il collo: «Voleva la casa in eredità»


Maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza provata con un corollario di attenuanti.

Così il codice penale chiama i comportamenti avuti dal ragazzo verso la sorella e la madre. Nella requisitoria la procura aveva spiegato che il giovane aveva picchiato e minacciato per oltre un anno la madre e la sorella rendendo la loro vita un infermo. «Ti mando via con le cattive, ti ammazzo», avrebbe detto in un'occasione alla sorella. E ancora: «Butto via le tue cose».


«L'imputato voleva la casa - ha sostenuto dalla pubblica accusa nel gettare le fondamenta alla richiesta di 2 anni e mezzo di carcere - e le sue minacce e violenze facevano parte di un piano calcolato, per allontanare la sorella da casa, che con la sua presenza faceva reddito, e ottenere dalla madre l'appartamento». Il disegno stava anche per riuscire: ha sostenuto il pm che il clima di paura e la tensione erano tali da creare uno spavento nelle due donne e spingere la sorella ad andare a vivere in un'altra casa per un determinato periodo di tempo nella speranza che le acque si calmassero.


A confermare il racconto delle donne sulle liti e le violenze sono stati i vicini di casa e il medico di famiglia, che ha testimoniato lo stato di prostrazione delle due donne, passaggio fondamentale nella costruzione della tesi accusatoria nei confronti del giovane, da tempo destinatario di un ordine di allontanamento dalla casa di famiglia.

Tentando di abbattere il castello accusatorio, l'avvocato difensore aveva spiegato che non c'erano le prove reali dei fatti contestati e che non ci fosse un «cuore di mamma». «Nessuno - ha detto il legale nella propria arringa - nega che in casa non ci fossero discussioni anche accese, ma come accade in ogni casa, non certo comportamenti reiterati di maltrattamenti. Si tratta di un ragazzo che non ha mai avuto problemi».

Ieri, dopo la sentenza, l'annuncio del ricorso in appello una volta lette le motivazioni della sentenza che verranno depositate in tribunale entro i prossimi novanta giorni.

Ultimo aggiornamento: 18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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