Il prefetto: «Turismo e illegalità, Venezia così non va»

Mercoledì 15 Giugno 2022 di Roberta Brunetti
Il prefetto: «Turismo e illegalità, Venezia così non va»

VENEZIA - «Il problema più importante di questa città è l'eccesso di turismo». Ne è convinto il prefetto, Vittorio Zappalorto, tanto impietoso nell'analisi dei mali di Venezia, quanto drastico nelle soluzioni proposte.

Ieri, davanti ai deputati della commissione ambiente, trasporti e lavori pubblici, ha puntato il dito sul «degrado» e l'«illegalità diffusa» che l'overtourism porta con sè. E come rimedio ad una situazione che si aggrava sempre più, non ha esitato a toccare anche il tabù della proprietà privata, chiedendo leggi che pongano limiti all'utilizzo turistico delle case, in nome dell'«utilità sociale» sancita dalla Costituzione. Una seconda puntata carica di contenuti, quella del prefetto in audizione telematica davanti alla commissione dove sono state depositate le nuove proposte di Legge speciale per Venezia. Un paio di settimane fa Zappalorto aveva denunciato la «difficoltà della città a prendere decisioni», per la «forte conflittualità tra interessi diversi». Ieri ha affrontato di petto il tema del turismo. Presenza che «ha snaturato la città stessa», cambiandone «vivibilità e bellezza».


IL MERCATO DELLA CASA
Zappalorto si è soffermato, in particolare, sulla crisi della residenzialità causata dall'avanzata degli alloggi turistici. «20mila i residenti che hanno lasciato il centro storico tra il 2000 e il 2019 - ha sottolineato - e l'emorragia continua a ritmi anche superiori». Mentre gli alloggi vengono «commercializzati per lo più abusivamente da agenzie internazionali con sede all'estero. Il che comporta anche una forte elusione dei prezzi» ha continuato il prefetto, chiamando in causa i deputati: «Se un vostro figlio fosse trasferito per lavoro a Venezia, per affittare una casa si troverebbe nelle mani di agenzie spesso straniere, in concorrenza con centinaia di candidati, a suon di rilanci». Il risultato: canoni alle stelle, insostenibili per i più.


L'ESODO DEI DIPENDENTI
Ed ecco, tra le distorsioni del turismo, anche l'«esodo dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni». Il prefetto ha raccontato di aver dovuto limitare l'orario di apertura al pubblico di certi uffici per mancanza di personale. Problema analogo a quello patito dagli uffici giudiziari. «La metà dei vincitori di concorso, dopo tre mesi se ne va. L'esodo dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni è causato dai prezzi degli affitti e dal tenore di vita della città». Zappalorto ha suggerito incentivi alla residenza, nonché il riconoscimento di sede disagiata per le pubbliche amministrazioni.


UN LIMITE ALLA PROPRIETÀ
Ma «la sfida vera, la più difficile, è riportare i residenti a Venezia - ha continuato -, ripopolare un centro storico che rischia di essere completamente abbandonato». E visto che le «case sono usate in modo distorsivo, bisogna pensare a qualcosa che incida sull'iniziativa economica e sul patrimonio privato». Zappalorto ha citato l'«articolo 41 della Costituzione che prevede che la proprietà privata sia soggetta anche ad utilità di tipo sociale. Se Venezia è un patrimonio dell'umanità non si può continuare a pensare che l'utilizzo di queste proprietà sia nella piena disponibilità dei privati senza nessuna restrizione. Bisogna dare utilità sociale anche ai beni privati. Non è facile. Ma nell'ambito di una legge speciale si può pensare in questi termini».


UN FUTURO IDEALE
Per riportare i residenti poi, servono «lavori non legati al turismo» ha sostenuto Zappalorto citando il progetto di capitale mondiale della sostenibilità, quello di centro mondiale della sostenibilità... «Bisogna attirare scienziati, studiosi, ricercatori con le loro famiglie, come fu fatto a Trieste negli anni 60 e 70».


IL DEGRADO ATTUALE
Queste le ipotesi ideali, a fronte di una realtà di degrado e illegalità ben diversa. Zappalorto ha citato il dilagare dei negozi cinesi di basso livello (passati dai 45 del 98 agli 850 del 2018, ma «dopo il lockdown hanno superato il migliaio»), nonché del food da asporto gestito per lo più da stranieri. Tutti «titolari che non vivono a Venezia, che non ci tengono alla città». Ha denunciato le «difficoltà dei controlli, causa la deregulation europea». Si è soffermato sul dossier della guardia di Finanza che mette in guardia dal rischio riciclaggio dietro a tanti negozi cinesi. «Ora i cinesi stanno acquistando anche alberghi e importanti asset immobiliari, spesso usando la vendita con riserva di proprietà. L'ipotesi è così sfuggano ai controlli anti-riciclaggio».


DA DOVE INIZIARE
Rimedi a questo quadro sconfortante? Per Zappalorto una legge speciale potrà molto con norme specifiche sui vari fronti. Il prossimo contingentamento degli arrivi predisposto del Comune, «aiuterà a limitare il turismo giornaliero, ma il fenomeno andrebbe aggredito alla radice, mettendo un tetto alle affittanze turistiche». Rispondendo all'onorevole Nicola Pellicani, promotore della prima delle tre proposte di legge speciale, che gli chiedeva precisazione sul punto, Zappalorto è stato ancor più diretto: «Un limite è necessario. La disciplina regionale oggi è troppo permissiva per Venezia con i suoi flussi. Le regole vanno riviste in senso restrittivo».
 

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