Troppi assalti, ai Postamat prelievi ​consentiti solo in orario d'ufficio

Martedì 7 Maggio 2019 di Davide Tamiello
Troppi assalti, ai Postamat prelievi consentiti solo in orario d'ufficio
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Addio al prelievo del sabato sera. I correntisti di Poste italiane, d’ora in poi, dovranno fare molta più attenzione a non trovarsi senza contanti nel weekend. Anzi, meglio fare attenzione a non avere il portafoglio vuoto anche durante la settimana quando gli uffici sono chiusi, pena dover prelevare altrove con commissioni da pagare. Poste spa, d’accordo con le forze dell’ordine, ha pensato a un piano di difesa anti-scassinatori decisamente radicale: i postamat rimarranno operativi solamente durante l’orario di apertura degli uffici postali. L’iniziativa partirà dall’area metropolitana di Venezia e in provincia di Treviso, ma non è detto che, in futuro, possa allargarsi a  tutto il territorio regionale. Una vera e propria rivoluzione che rischia di mettere in difficoltà i clienti di Banco Posta, ma anche di compromettere la competitività della società sul mercato. 

I COLPI
A mali estremi, estremi rimedi. Sarà anche un vecchio proverbio, ma la logica sembra essere proprio questa. L’ultimo filotto risale a pochi giorni fa, nel Trevigiano, quando i ladri hanno messo nel mirino ben quattro postamat in una sola notte: San Polo di Piave, Gorgo al Monticano, Mansuè e Roncade. L’episodio più recente, però, è anche una attendibile proiezione del fenomeno su larga scala, visto che tra manomissioni, danneggiamenti e assalti con esplosivo, dall’inizio dell’anno sono una ventina gli sportelli Atm di Poste italiane attaccati da ladri e scassinatori: otto a Padova, sei a Treviso, quattro a Venezia e uno a Rovigo. C’è il classico assalto con l’esplosivo (che provoca danni enormi, ma nello stesso tempo dà qualche minima garanzia di successo per i ladri, quando i contanti non vengono totalmente distrutti o bruciati nell’esplosione) ma ha preso piede anche la tendenza del furto con scasso, in cui bastano trapano e cacciavite per far saltare il distributore. Qui, però, bisogna essere professionisti di livello, perché è estremamente difficile far saltare i sistemi di difesa del bancomat e nel 99% dei casi si torna a casa a mani vuote. Il problema è che riuscito o meno, il colpo ha effetti pesanti sugli utenti, perché Poste italiane non sempre è rapidissima nel ripristinare i guasti conseguenti alle visite dei banditi. Nel Veneziano è successo a Zianigo di Mirano e a Pegolotte di Cona, per esempio: nel primo caso il postamat è out dal 5 febbraio, nel secondo dal 4 aprile. E dove, in particolare, lo sportello aveva anche una funzione tampone in mancanza di un ufficio postale, il disagio è sentito ancora di più.

NUOVA POLITICA
Poste italiane, quindi, su suggerimento delle forze di polizia, ha deciso di stringere le maglie. La nuova politica dei bancomat a tempo in alcune zone è già partita e non sono mancati i primi malumori. A San Stino di Livenza (Venezia) i correntisti hanno iniziato una raccolta firme per annullare la procedura che, inevitabilmente, ha già fatto registrare i primi disagi: nel comune veneziano, per esempio, il postamat chiude alle 13.30. Per chi volesse prelevare al pomeriggio l’unica alternativa è appoggiarsi ad altri circuiti: il che significa pagare la commissione. Il rischio per la Spa (innegabile a questo punto) è quello che i clienti decidano di cambiare istituto di credito per tornare a usufruire di uno dei vantaggi più scontati dell’avere un bancomat: la libertà di ritirare i propri soldi all’ora che si preferisce. 

I NUMERI
In Veneto ci sono circa 500 Atm di Poste italiane: una vera potenza, anche perché molto spesso (se non sempre) sono collegati a un ufficio postale in località in cui di banche non ve n’è nemmeno l’ombra. Il motivo per cui si sarebbe scelto di intervenire non su base regionale ma provinciale, per il momento, non è ancora stato comunicato. Non è da escludere che, nei prossimi giorni, la nuova strategia venga annunciata ufficialmente. Con ogni probabilità, Poste italiane avvierà un periodo sperimentale, anche per permettere alle forze dell’ordine di cercare di assicurare alla giustizia le bande che, negli ultimi cinque mesi, hanno messo a ferro e fuoco gli sportelli di tre province. Non è da escludere, infatti, che questo provvedimento, in qualche modo, possa essere legato alle indagini in corso. Indagini che, per il momento, non sembrano poter escludere che dietro ai colpi in serie possa esserci un’unica banda di professionisti, considerata la frequenza dei furti e le modalità di azione estremamente simili. 
Davide Tamiello
Ultimo aggiornamento: 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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