Sorelle morte mano nella mano. «Avevano detto di essere positive al Covid»

Venerdì 10 Aprile 2020 di Nicola Munaro Davide Tamiello
Sorelle morte mano nella mano. «Avevano detto di essere positive al Covid»

VENEZIA - «Pochi giorni prima di morire Bouchra e Sanae avevano mandato un messaggio alla madre per dirle che erano risultate positive al Covid-19». La rivelazione arriva da un cugino di Bouchra e Sanae El Haoudi, 43 e 39 anni, le due sorelle marocchine morte la notte tra lunedì e martedì in una tragica caduta da un motobattello dell’Actv nella tratta tra Punta Sabbioni e il Lido. «Non parlavano mai molto - spiega - anche con noi erano estremamente riservate. Poi questo messaggio per dire del virus. La mia famiglia non sa ancora nulla, la madre non sa nemmeno che siano morte. Non capisco perché non mi abbiano raccontato niente - continua l’uomo - anni fa eravamo molto legati. Poi ci siamo persi di vista, ma rimaniamo comunque cugini». 

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Non è stato possibile, al momento, verificare se le due donne fossero nella lista degli infetti del Veneziano. Il cugino riporta che le due sarebbero risultate positive al tampone e che alla madre avrebbero detto che avrebbero dovuto andare in ospedale (la gestione del virus, però, funziona in maniera ben precisa: gli asintomatici a casa, chi è malato in ospedale). La capitaneria di porto, che sta indagando sul caso, è intenzionata ad ascoltare il parente, che vive in Marocco, e a valutare se questo eventuale e ulteriore risvolto, qualora fosse accertato, possa aver avuto un qualche legame con la morte. 

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Nel frattempo, l’inchiesta prosegue su tutti i fronti: Non solo il tentativo di ricostruire quel vuoto di circa tre ore, passate tutte a Punta Sabbioni. Ma c’è anche un’attenzione al loro mondo lavorativo. Secondo gli investigatori, infatti, al momento la causa scatenante della decisione di farla finita potrebbe annidarsi tra le pieghe delle difficoltà nel mondo del lavoro. Di salire su un motobattello e da lì gettarsi in acqua senza essere viste da nessuno, dopo essersi tolte le scarpe e averle lasciate in ordine a bordo dell’imbarcazione, vicino a una bottiglia. 

Per quattordici anni infatti Bouchra aveva lavorato in un hotel del centro storico, non distante dal Ponte di Rialto: era stata impiegata come receptionist. Un lavoro che non bastava, come confermato al Gazzettino da Naima, amica e connazionale delle due donne che da settembre vive in Inghilterra, dopo quasi vent’anni trascorsi a Mestre: «In hotel Bouchra aveva un contratto per il fine settimana, quindi arrotondava con altri lavori, occasionali. Aveva collaborato anche con la Mostra del cinema». L’arrivo del coronavirus, lo stop ai viaggi turistici e le continue strette imposte dal Governo per contenere la pandemia le avrebbero fatto perdere sicurezza nel futuro e più di un impiego. Ed è quest’aspetto, quello del lavoro, che la Capitaneria di Porto sta scandagliando con attenzione, in attesa dell’esito dell’autopsia disposta dal sostituto procuratore Alessia Tavarnesi. 

Anche Sanae aveva lavorato come cameriera in un hotel della Riviera del Brenta di proprietà dello stesso albergatore. Ma quel lavoro era durato poco più di un anno, poi lei aveva deciso di cambiare vita cercando rifugio nell’arte, di cui era appassionata. Non si era però più trovata un lavoro e la perdita di occupazione da parte della sorella maggiore per colpa della pandemia, aveva gettato le due sorelle nel panico. Anche perché erano sole in Italia e a fianco non avevano nessun parente che potesse aiutarle.

Così la decisione di salire, lunedì sera, a bordo del battello Gaudi diretto da Venezia a Punta Sabbioni e di rimontare a bordo a 00.40 di martedì.

Ultimo viaggio concluso di fronte al cantiere del Mose.

Ultimo aggiornamento: 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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