PORTOGRUARO - Nemmeno la super-perizia disposta dal giudice Piera Binotto dice con chiarezza che Stefano Borriello, il 29enne di Portogruaro morto di polmonite mentre era in carcere a Pordenone, poteva essere salvato.
L'UDIENZA
Ieri in Tribunale sono stati sentiti i due periti nominati dal giudice a istruttoria ormai finita: il medico legale Stefano D'Errico di Trieste e il professor Andrea Vianello, pneumologo di Padova. «Se negligenza c'è stata - rimarca l'avvocato di parte civile Daniela Lizzi -, secondo i due consulenti riguarda la mancata attivazione del 118». Il giudice ha aggiornato l'udienza al 13 gennaio, quando le parti saranno invitate a discutere.
Ai due consulenti era stato chiesto di valutare la documentazione e riferire se vi fosse un nesso di causa tra la morte di Borriello, avvenuta il 7 agosto 2015, mentre era in misura cautelare, e la mancata diagnosi da parte del medico della casa circondariale difeso dagli avvocati Manlio Contento e Nicoletta Sette. A Borriello, dopo vari accessi in infermeria, era stato diagnosticato un herpes cervicale. Lamentava anche dolori al petto ed era stato curato con antibiotici e paracetamolo per contenere la febbre. Secondo l'accusa (l'imputazione è coatta dopo che la Procura aveva chiesto per due volte l'archiviazione), il medico non avrebbe rilevato i parametri vitali ed eseguito l'esame toracico che avrebbe potuto far emergere i sintomi della polmonite che ha causato il decesso.
SCONTRO TRA PERITI
È stata una battaglia di perizie: da un lato la parte civile (oltre all'avvocato Lizzi per la madre, anche Simona Filippi per l'associazione Antigone), dall'altro quella della Procura. Il capo di imputazione distingue le condotte del medico e individua dei momenti precisi. A cominciare dal 6 agosto, quando non fu diagnosticata un'infezione polmonare. A causa della mancata diagnosi, al giovane non furono somministrati antibiotici e le sue condizioni peggiorarono. Il 7 agosto si aggravò e verso sera fu ricoverato. Morì un'ora dopo. Secondo l'imputazione, se la polmonite fosse stata individuata tempestivamente, il 29enne non sarebbe deceduto, circostanza che, secondo la super-perizia, non è possibile stabilire.