Porto di Venezia, paralisi fino al 3 agosto

Domenica 26 Luglio 2020
Porto di Venezia, paralisi fino al 3 agosto
MESTRE Ai primi di luglio hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica per i 9 milioni impegnati dal Porto a favore della società Venice Ro-Port Mos controllata dal gruppo Mantovani (oggi in procedura concorsuale) che gestisce il terminal traghetti di Fusina. Non è pensabile che venti giorni dopo Maria Rosaria Anna Campitelli, rappresentante nominata dalla Regione in seno al Comitato di gestione portuale, e Fabrizio Giri rappresentante della Città Metropolitana, si presentino al prossimo Comitato di gestione, che dovrebbe essere convocato per il 3 agosto, ed approvino il Bilancio consuntivo 2019 che avevano bocciato il 18 giugno scorso.

I due professionisti non rilasciano dichiarazioni perché per loro parla ancora l'esposto, nonostante l'altro ieri il ministero dei Trasporti (Mit) abbia riconosciuto la piena regolarità del documento: Campitelli e Giri ritengono che il presidente del Porto Pino Musolino «non abbia garantito tempestive e complete informazioni e documentazione su elementi essenziali di una decisione di competenza del Comitato di Gestione e che, in definitiva, ha visto soltanto il voto favorevole del Presidente». Quindi sarebbe stato solo il presidente Musolino a decidere un esborso di 9 milioni di euro da parte del Porto, un allungamento di dieci anni della concessione a favore della società del gruppo Mantovani, e una modifica del compendio immobiliare da realizzare (è stato stralciato l'albergo e sono stati tagliati gli investimenti da fare, da 159 a 139 milioni di euro).

Tra l'altro il capo di gabinetto del Mit ha aspettato il 23 luglio per scrivere all'Autorità veneziana, mentre le valutazioni della Direzione generale di Vigilanza sulle autorità portuali dello stesso Ministero, redatte in seguito all'audizione del presidente Musolino ma non dei due rappresentanti di Regione e Città Metropolitana e sulle quali il Ministero si è basato per consigliare Venezia di riconvocare il Comitato di gestione, erano state fornite già l'8 luglio. Non proprio, insomma, la velocità che gli operatori portuali lagunari si sarebbero aspettati per affrontare lo stallo dello scalo.

POSIZIONI CONTRAPPOSTE
Al di là di quel che faranno o meno i magistrati, le posizioni dei protagonisti della vicenda sono chiare e contrapposte: da un lato il presidente Musolino dice, in estrema sintesi, che ha dovuto rivedere la concessione a Venice Ro.Port.Mos sempre con tutte le approvazioni del caso) perché quella che aveva rilasciato nel 2010 Paolo Costa era svantaggiosa per il Porto. Giri e Campitelli, invece, sostengono che, da solo, ha fatto un regalo a Mantovani. Le valutazioni della Direzione generale del Ministero prendono atto «dell'unanime espressione di pareri positivi da parte di Dipe, Avvocatura distrettuale di Venezia e professionisti interpellati dal Porto» ma non confutano quello che Campitelli e Giri hanno sostenuto, e cioè che l'atto su Fusina non va bene, rimandando invece il parere a un secondo momento, dopo che sarà stata letta la copiosa documentazione inviata dal Porto di Venezia.

LA POLEMICA
In città, intanto, si rinfocola la polemica sulla vicenda. Ìl candidato sindaco del centrosinistra, il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, ha commentato che «il risultato delle verifiche fatte dal Ministero dei trasporti sul bilancio del porto è inequivocabile. Tutto è regolare. Mi auguro quindi che Comune e Regione ne prendano atto e nella prossima riunione votino a favore. Il Porto non può essere bloccato da manovre politiche. Una posizione ancora oltranzista farebbe ricadere soprattutto nel Comune la responsabilità di un possibile commissariamento che avrebbe serie conseguenze gestionali, e a farne le spese sono sempre i cittadini. Cosa viene prima? La lotta politica, la guerra personale o l'interesse generale?».

Sull'altro fronte l'assessore comunale allo Sviluppo economico, Simone Venturini, ha ribattuto che «per i vari governi del Pd che si sono succeduti in questi otto anni, e in cui sempre sedeva Baretta, il Porto di Venezia è sempre stato una cenerentola, forse per favorire Trieste della Serracchiani o perché i nostri parlamentari non sono stati capaci di difenderlo».
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