Porto di Venezia, Brugnaro affonda il colpo contro Musolino

Mercoledì 1 Luglio 2020 di Alberto Francesconi
Porto di Venezia, Brugnaro affonda il colpo contro Musolino

VENEZIA Hanno aspettato una ventina di minuti, poi, come ampiamente previsto, la seduta si è chiusa per la mancanza del numero legale necessario per votare il bilancio consuntivo 2019 dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale. Anche alla terza convocazione di ieri mattina non si sono presentati all'appuntamento i rappresentanti della Regione e della Città metropolitana, Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri, decretando di fatto lo stallo del Porto e il rischio di commissariamento dell'autorità presieduta da Pino Musolino. «Una scelta di irrazionale intransigenza - ha commentato quest'ultimo - nonostante l'Ente abbia continuato anche in questi giorni a produrre spiegazioni supportate da dati e pareri inoppugnabili sull'efficacia delle sue azioni». 

IL NODO DI FUSINA
All'origine della controversia, com'è noto, la modifica del Piano economico finanziario e della concessione alla società Venice Ro Port Mos (Gruppo Mantovani) al terminal di Fusina, risalente alla precedente gestione del porto da parte dell'ex sindaco e ministro Paolo Costa. Un nodo che si trascina da anni, se si considera che già nel 2018 e nel 2019 il bilancio del Porto era passato solo grazie alla presenza del rappresentante della Città metropolitana, che aveva garantito il numero legale pur astenendosi dal voto.

Questa volta non è andata così. E a dimostrare che il vento, alla sede delle Zattere dell'Autorità, è decisamente cambiato è lo stesso sindaco Luigi Brugnaro, che pure nega un'azione congiunta con la regione per far saltare la guida del Porto: «Non c'è nessun piano - attacca - e nessun mandante, ma se qualcuno ha deciso di avallare certe cose ne risponderà. Vedo che adesso tutti si stracciano le vesti senza conoscere la questione, o che parlano di progetti fantasiosi. Io dico solo che è stata firmata un'azione - la concessione alla Venice Ro Port Mos, ndr - che non era passata in consiglio».

RIMEDIO IN EXTREMIS
Da parte sua Musolino ha già spiegato che l'Accordo di revisione deliberato lo scorso gennaio era stato adottato per rimediare a una concessione già contestata a suo tempo dall'Avvocatura dello Stato in quanto troppo favorevole alla società di Fusina. Ma niente, sindaco e presidente sembrano ormai viaggiare su rotte divergenti. Sembra un'altra epoca quando Musolino, fresco di nomina nel 2017, si dichiarava favorevole a far arrivare le grandi navi in Marittima attraverso il canale dei Petroli e il Vittorio Emanuele, come sostenuto da Brugnaro. O quando i due duettavano a favore di una nuova area logistica del Nordest basata su porto e aeroporto. I primi scricchiolii dell'intesa c'erano stati quando il porto si era messo di traverso al progetti del Comune per la piscina di Marghera, e quando Ca' Farsetti aveva contestato l'idea del porto di creare un polo ricettivo in Marittima.

ROTTE DIVERGENTI
Ma le distanze, va da sè, sono divenute incolmabili a ridosso delle prossime elezioni regionali e comunali. Il sindaco nega l'esistenza di un asse Zaia-Brugnaro per far fuori Musolino, nominato a suo tempo dal ministro Pd Graziano Delrio. Ma a Musolino, che sottolinea che «l'Ente ha un bilancio particolarmente florido, oltre che già validato dai revisori nominati dal Mef e dal Mit», il sindaco replica che «il bilancio è in salute ma il porto non ha scavato i canali e non ha risolto il problema delle grandi navi. Due più due fa quattro, non c'entra la destra e la sinistra».

FUTURO A RISCHIO
Così i duellanti si ritrovano ora d'accordo su un unico punto.

Il mancato voto sul bilancio, legge alla mano, porterebbe al commissariamento dell'Ente, con «ricadute gravi - dice Musolino - perché rischia di limitare l'operatività dell'Autorità in una fase congiunturale che richiederebbe, invece, soluzioni condivise innovative e flessibili per rilanciare il cluster marittimo e scongiurare eventuali crisi occupazionali». Ed entrambi ora guardano a Roma, dove il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli attende l'esito degli approfondimenti tecnici e amministrativi sui rilievi sollevati dai consiglieri ribelli. Lo stesso ministro del resto è atteso a Venezia il 10 luglio per la prova generale del sollevamento del Mose. E per quella data, forse, si conoscerà l'esito della querelle.

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