Porto, Regione e Venezia bocciano il bilancio 2019. È la seconda volta in due anni

Venerdì 19 Giugno 2020 di Michele Fullin
Porto, Regione e Venezia bocciano il bilancio 2019. È la seconda volta in due anni
VENEZIA Nuova bufera al Porto di Venezia. Ieri, per la seconda volta in due anni, i rappresentanti di Regione Veneto e Città Metropolitana in Comitato di gestione hanno detto no al bilancio consuntivo 2019 dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale.

Un bilancio che ha segnato i migliori risultati economici dal 2007 e che tra i suoi punti di forza vanta 26 milioni 200mila euro di avanzo, 10 milioni e mezzo di utile e un indebitamento dimezzato rispetto a tre anni fa. Nel 2018 era andata ancora meglio: 28 milioni di avanzo e 13 di utile. Ma i due rappresentanti di Luca Zaia e Luigi Brugnaro hanno dato il loro voto contrario. A non convincerli, alcune voci che, a loro dire, non sarebbero passate al vaglio del Comitato: tra queste, un contributo di 9 milioni all'impresa Mantovani. Eppure, numeri alla mano, il presidente Pino Musolino si aspettava, alla riunione del Comitato, un passaggio relativamente tranquillo. Invece, è accaduta la replica di quello che si era verificato nell'aprile 2019, quando i rappresentanti di entrambi gli enti non si presentarono e il bilancio fu approvato in un secondo momento con il voto favorevole di Musolino, l'astensione della Città metropolitana e l'assenza della Regione. Quest'anno, però, in ballo c'era la destinazione dei soldi a sostegno di imprese e lavoratori del porto, che rispettivamente sono 1069 e 21mila 494. E Musolino non ci ha più visto.

«INSPIEGABILE»
A differenza dello scorso anno, che inviò poche scarne righe, ieri ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa per gridare al mondo il suo disappunto per un comportamento da lui stesso ritenuto inspiegabile e irrazionale. Questo perché la non approvazione del consuntivo blocca anche gli aiuti ai lavoratori delle Compagnie portuali di Venezia (120) e Chioggia (32) nonché la possibilità prevista dal Decreto Rilancio Italia di abbassare fino all'azzeramento i canoni di concessione di spazi portuali alle imprese. «Non ci arrivo - dice Musolino - non sono in grado di spiegare razionalmente qualcosa di irrazionale, ma prendo atto che la presentazione di due dichiarazioni di voto fotocopia uguali in tutto, persino nel carattere di stampa, rende impossibile l'approvazione del bilancio e gli aiuti ai lavoratori, 60 euro al giorno di integrazione per mancata chiamata, che attendevano con ansia. Regione e Città metropolitana si esprimono in modo non favorevole, senza dare motivazioni al di là di generiche critiche. Tenete conto - ha continuato - che i bilanci portuali, prima di essere portati al Comitato, sono sottoposti alla vigilanza del Collegio dei revisori nominati da Ministero delle Infrastrutture e dell'Economia, che hanno obbligo di verificare la veridicità tecnica e amministrativa».

MANCATE RISPOSTE
«Stiamo parlando di gente che ha bisogno di risposte - prosegue Musolino - e ora sono davvero in difficoltà, perché non so cosa dire loro. Io credo che sia tutto il frutto di un malinteso, ma è inaccettabile in un momento in cui non c'è spazio per i giochetti sulla testa delle persone e delle famiglie. Non è pervenuta una sola richiesta di chiarimenti o spiegazioni nello spazio di un mese».

LA REPLICA
Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri, rispettivamente rappresentanti di Regione e Città metropolitana, non ci stanno e respingono le accuse. «La questione che ha portato al voto contrario al Rendiconto dell'esercizio finanziario 2019 nel Comitato di gestione del Porto è nata il 27 luglio 2018 - affermano - quando il presidente Musolino siglò un accordo preliminare con la società Ve.Ro.Port.Mos (società di gestione del terminal traghetti di Fusina, partcipata dalla Mantovani), con il quale l'Autorità di Sistema Portuale si impegnava a dare 9 milioni di euro a titolo di contributo pubblico, allungava la concessione di 10 anni e consentiva un diverso sviluppo progettuale rispetto a quello previsto dalla concessione iniziale. In questi due anni - aggiungono infatti - abbiamo rappresentato al presidente in forma dettagliata e per iscritto, le perplessità sull'iter procedurale, proprio per tutelare tutta la comunità portuale, senza mai avere alcuna minima apertura».

LA POLITICA
Mentre da centrosinistra, a cominciare dal sottosegretario al Mef (e candidato sindaco per Venezia) Pier Paolo Baretta, attaccano il presidente della Regione Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro, gli interessati fanno orecchie da mercante e difendono l'indipendenza dei loro rappresentanti. Per loro non c'è nessuna volontà di attaccare Musolino. «Un buon bilancio si approva», ha commentato Zaia. E così ha fatto Brugnaro: «Una decisione presa in coscienza e puntualmente motivata. Giri è un operatore autorevole della comunità portuale ed ha a cuore la tutela e lo sviluppo di un Ente così fondamentale per il futuro dell'area metropolitana». Un siluro a Musolino, dunque? L'interessato nega che ci siano intrighi a suo danno, anche se fra nove mesi il suo mandato scade ed è in ballo la sua riconferma. «Non posso neanche pensare - conclude - che in questo momento qualcuno faccia questo per fare un dispetto a me. Dalle parole del presidente Zaia, mi par di capire che lui non abbia dato input e che abbia lasciato liberà di coscienza. Io sono pronto a dare il mio apporto anche per i prossimi anni. Se non mi vorranno, ho lavorato prima e lavorerò anche dopo».
Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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