Idrogeno e transizione green: per Porto Marghera fondi europei fino a 4 miliardi di euro

Martedì 13 Luglio 2021 di Elisio Trevisan
Porto Marghera visto dall'alto

MESTRE - Parte cospicua degli investimenti, tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro, previsti per avviare il piano di sviluppo sostenibile del territorio veneto che avrà il fulcro a Venezia candidata a diventare Capitale mondiale della sostenibilità, è destinata ai punti che riguardano la transizione energetica e la sostenibilità ambientale, ossia alla creazione del Polo dell'idrogeno ed energie alternative a Porto Marghera, al recupero ambientale, economico e produttivo dell'area industriale, alla decarbonizzazione con interventi su trasporti, impianti di riscaldamento, rifiuti ed economia circolare.

E di conseguenza una parte importante dell'impatto sul Pil nazionale (previsto nell'ordine dei 5-10 miliardi di euro) sarà da attribuire proprio alla transazione energetica e alla sostenibilità ambientale, come anche una quota rilevante dei 15-20 mila nuovi occupati previsti sarà in questo settore. Si tratta del Piano per portare la Città storica a emissioni zero: trasporti pubblici entro il 2022-2023, riscaldamento pubblico e privato entro il 2025, trasporti privati e forni delle vetrerie progressivamente entro il 2030, e infine massima spinta all'economia circolare come ad esempio gli impianto waste to fuel, ossia quelli in grado di ricavare carburanti dai rifiuti urbani.

IL PROGETTO

Il progetto parte dalla considerazione che la sopravvivenza della stessa città storica, sul lungo periodo, potrebbe essere messa a rischio anche dal declino industriale e occupazionale nel polo di Porto Marghera provocato, tra altro, dal mancato recupero ambientale (marginamenti, bonifiche di aree e acque di falda, nuove procedure amministrative). Nella Deliberazione della Giunta Regionale (Dgr 278) del 12 marzo scorso, che ha dato il via al progetto per Venezia capitale mondiale della sostenibilità, sono riportati dati emblematici che illustrano la crisi in atto: Marghera ha perduto due terzi degli occupati rispetto al picco dei quasi 40 mila degli anni Sessanta, e l'11% di sedi di impresa e fabbriche; mentre è cresciuto del 50% il numero degli occupati nel settore terziario, e l'80% delle aziende presenti sono ormai molto piccole; infine ben il 40% dei 2 mila ettari dell'area industriale sono in stato di abbandono. Che fare? Un Polo dell'idrogeno, intanto, sviluppandolo fino a creare una Hydrogen Valley veneta: secondo il progetto, oltre a quello di Venezia, si dovranno creare altri 3 o 4 distretti fino ad arrivare ad una ventina. E chiaramente il Polo dell'idrogeno dovrà contribuire alla decarbonizzazione dell'intera regione offrendo carburanti puliti per il trasporto pubblico e privato e per le altre attività energivore.

GLI INTERVENTI

Gli interventi prevedono di rimpiazzare almeno il 10% dei 3400 bus Euro 3 e inferiori con mezzi a idrogeno, e di convertire le tratte diesel Trento-Bassano del Grappa e Venezia-Calalzo a idrogeno, realizzando almeno 4 stazioni di rifornimento di idrogeno per mezzi pesanti lungo i maggiori corridoi di trasporto. Una prima stima degli investimenti nel Polo dell'idrogeno va da 300 milioni a 1 miliardo di euro nell'arco di 5 anni (2022-2027), con la creazione di 10 mila posti di lavoro in 10 anni. Oltre agli effetti diretti della creazione di una filiera di alte competenze in grado di attrarre nuovi investitori e insediamenti, gli effetti indiretti saranno dai 5 ai 7,5 euro prodotti per ogni euro investito nella realizzazione delle infrastrutture, l'abbattimento della produzione di Pm10 e il miglioramento della salute pubblica, il recupero di aree dismesse evitando il consumo del suolo, e l'attrazione di investimenti esteri.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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