Incendio alla 3V Sigma, l'Arpav: "Non ci sono danni in laguna"

Mercoledì 20 Maggio 2020 di Davide Tamiello
Operazioni di recupero di pesci morti dopo l'incendio
PORTO MARGHERA - «Nessuna ricaduta ambientale significativa». Questo il responso dei dati Arpav su colture, laguna e molluschi dopo il devastante incendio alla 3V Sigma di venerdì. «I dati sono tutti incoraggianti - spiega il direttore dell’agenzia regionale, Luca Marchesi - i campioni in laguna risultano puliti, così come quelli sulle coltivazioni. Permane ovviamente la presenza di inquinanti alla darsena della Rana e nel canale Brentella, a ridosso dell’incendio, ma anche lì i numeri stanno calando. In sintesi, consideriamo l’evento risolto senza danni alla laguna e con inquinanti in miglioramento». Nei prossimi giorni Arpav stilerà la relazione complessiva sull’accaduto e sui rilievi. Rimane, però, il problema dei pesci morti e il rischio inquinamento biologico. «Finora - prosegue Marchesi - sono state rimosse oltre dieci tonnellate di pesce. Ma le operazioni non sono finite e proseguiranno nei prossimi giorni». I dati, nello specifico, hanno evidenziato che «la stazione presso i banchi dei molluschi tra San Leonardo e Malamocco è risultata esente da contaminazione», non si è riscontrata presenza di diossine e furani nei punti di misura nei campionamenti in via Fratelli Bandiera. Negative al testi sugli inquinanti anche le colture di Sant’Erasmo e Vignole. 
GLI AGRICOLTORI
Sospiro di sollievo per gli agricoltori che, in questi giorni, hanno notato un drastico calo nelle vendite. «L’aria per fortuna ha portato la nube verso est - commenta Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia - Noi non abbiamo avuto nessuna restrizione, neppure suggerimenti particolari. La gente può stare tranquilla: i prodotti sono sicuri». Da Coldiretti confermano che i prelievi sono stati fatti (a scopo precauzionale) solo su ortaggi a foglia larga. «Attualmente gli ortaggi sono sotto serra quindi al riparo - spiegano - e anche le produzioni di stagione non sono state intaccate». Un po’ più prudente la versione del presidente provinciale di Cia, Paolo Quaggio: «Abbiamo subito allertato i nostri soci che hanno le attività nel territorio di Mestre e di Campalto - spiega - «All’inizio sembrava che i venti portassero la nube tossica verso il centro storico e le isole, poi invece l’area - coltivata prevalentemente a seminativi e ortaggi - è rimasta circoscritta. Abbiamo invitato i nostri produttori a non raccogliere frutta e verdura, così come disposto dalle autorità. Siamo ancora in attesa di una comunicazione che sblocchi la possibilità di raccolta, soprattutto per le verdure destinate al consumo fresco».
LE REAZIONI 
Con un intervento deciso, come è nel suo stile, don Nandino Capovilla, parroco di Marghera, ha invitato a non sottovalutare l’episodio. «Per il sindaco “tutto è rientrato” ed è sufficiente ricordarsi di ringraziare chi “tutela la salute pubblica” - ha scritto in un lungo post su Facebook - Certo non si riferiva a quella di Pramod Saw, 33 anni, ancora in rianimazione con il 60% del suo corpo ustionato mentre pregano per lui da mezza India. Se la salute fosse davvero messa davanti a tutto il giovane operaio trentenne Alin Burcea non sarebbe ancora tra la vita e la morte, con il 30% del suo corpo ustionato. Allo stesso modo, se la vita di tutti fosse davvero la priorità, nessuno avrebbe dubbi sul fermare la folle decisione di approvare, in tutta fretta e senza il dovuto coinvolgimento della popolazione, il mega inceneritore moltiplicatore di rifiuti da 300mila tonnellate all’anno di rifiuti». Gli fa eco il presidente della Municipalità, Gianfranco Bettin, che racchiuso in un elenco le dieci domande da presentare alla 3VSigma. La prima è quella che dovrà accertare la magistratura, e cioè che cosa sia accaduto e perché. La seconda è: «Si può parlare di disastro ambientale?» I dati di Arpav dicono di no, ci sono però anche quelle oltre dieci tonnellate di pesci morti che forse un po’ fanno da contraltare. E ancora: «Quale grado di contaminazione si è registrato nelle vicine aziende in cui lavorano decine di dipendenti? Quale rischio ha corso il centro abitato? Perché la 3V Sigma non aderisce al Simage, il sistema integrato di monitoraggio ambientale e di gestione delle emergenze? Perché le sirene d’allarme hanno suonato almeno mezzora/quaranta minuti dopo lo scoppio dell’incendio? Perché si è consentito all’azienda di ignorare le denunce dei lavoratori sulle condizioni interne di insicurezza? Nessuna minimizzazione dell’incidente - e del disastro che ha provocato - è possibile e soltanto dalla piena consapevolezza della sua portata sarà possibile riparare i guasti ed evitare che si ripeta».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci