L'ombra del pizzo: soldi per la protezione del bar in centro storico

Mercoledì 2 Ottobre 2019 di Nicola Munaro
Venezia. L'ombra del pizzo: soldi per la protezione del bar in centro storico
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VENEZIA - Sibillino, il presidente dell'Ascom Venezia, Roberto Magliocco, l'aveva buttata lì commentando la notte delle spaccate tra sabato e domenica scorsa negli esercizi pubblici di Rialto e San Polo. L'allarme non era legato solamente ai raid nei locali, ma anche ad un'ombra che si estendeva minacciosa sulle attività del centro storico. «Dai miei associati ho ricevuto segnalazioni che c'è qualcuno che gira tra i bar e i ristoranti anche domandando il pizzo cosa che è stata segnalata alla polizia», ha detto Magliocco l'altro giorno. E una segnalazione c'è. Succede tutto qualche mese fa quando un barista del centro storico di Venezia vede arrivare all'interno del proprio locale un uomo, un veneziano di mezza età, che lo avvicina spiegandogli un ragionamento per lui semplice: per evitare futuri danni al bar, gli avrebbe dovuto dare dei soldi. Denaro sottobanco in cambio di protezione. In pratica il pizzo.
 «Il nostro associato - continua Magliocco, che ha seguito la pratica da vicino - ha risposto al veneziano di non avere con sé il denaro richiesto e l'ha invitato a ripassare il giorno successivo. Immediatamente siamo andati in Questura per segnalare quanto successo alla polizia. Il giorno dopo nessuno si è più presentato nel bar, ma la tensione e la paura resta».
GLI ALTRI CASIAnche perché se quello è stato l'unico episodio esplicito, ce ne sono stati altri di comportamenti in cui la violenza verbale e l'intimidazione sono state utilizzate da clienti, tutti veneziani, nei confronti degli esercenti del centro, soprattutto baristi o ristoratori.
«Ho ricevuto altre segnalazioni da parte dei titolari di pubblici esercizi che mi raccontavano di aver subito pressioni - continua il numero uno dell'Associazione dei commercianti - In alcuni casi dei clienti avrebbero lasciato il locale senza pagare, minacciando il titolare che se avesse obiettato, il suo ristorante avrebbe fatto una brutta fine». Il segno dell'estensione della mafia nel cuore pulsante di Venezia? Nel salotto buono della città? 
«La lettura che do di questi episodi - risponde Magliocco - è che se anche non c'è una vera organizzazione criminale che tenta di impadronirsi del controllo dei ristoranti e dei bacari millantando ritorsioni a fronte di mancate dazioni di denaro, di sicuro c'è un facile ricorso alla violenza da parte di clienti locali pronti a minacciare». 
Piccoli delinquenti che si atteggiano con stile mafioso e che usano il linguaggio della malavita organizzata per ottenere una strada più facile e qualche pranzo o cena gratuita. 
Ed è meglio perdere l'incasso di un tavolo, che rischiare qualcosa di ben peggiore.
MANCANZA DI SICUREZZAGli atteggiamenti simil-mafiosi di chi di fatto tiene in scacco gli esercenti, sono uno dei tanti aspetti di quella assenza di sicurezza che si respira facendo un giro di voci nei locali dell'area di Rialto, e che ieri ha portato al sopralluogo del questore Maurizio Masciopinto. Sono gli stessi ristoratori a sentirsi abbandonati a quanto succede. Ancora una volta a dar voce al mal di pancia della categoria, è il presidente Ascom. «La microcriminalità è il disagio che viviamo più spesso - conclude Magliocco - Un fenomeno in aumento per nulla improvvisato. Sappiamo di bande organizzate, di persone che fanno sopralluoghi giorni prima, individuano il punto da colpire e poi agiscono. Se non si fermano in tempo, sono sacche di delinquenza pronte a esplodere».
Nicola Munaro
Ultimo aggiornamento: 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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