Le strade delle bici con 55 milioni di euro. Entro il 2025 previsti 200 km di piste ciclabili tra Mestre e Venezia

Lunedì 19 Settembre 2022 di Elisio Trevisan
Le strade delle bici con 55 milioni di euro
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MESTRE - Sono nate prima le biciclette e i monopattini o le piste ciclabili? La risposta corretta è che sono nate prima le biciclette, poi le piste e, dopo ancora, i monopattini. Questo dal punto di vista storico generale. Ma guardando ala situazione di Mestre, le piste ciclabili sono venute prima di tutto, nel senso che le bici c'erano già ma per molti anni sono quasi scomparse, sostituite dalle auto, in piccola parte dalle moto, e dai mezzi di trasporto pubblici. Bisogna andare molto indietro col tempo, agli anni del dopoguerra (la Seconda del Novcento) per trovare una città piena di ciclisti, specie gli operai che ogni giorno raggiungevano e lasciavano le grandi fabbriche di Porto Marghera, anche dai comuni limitrofi fino a quelli più lontani della Riviera del Brenta.

Poi col boom economico è scoppiato anche il traffico automobilistico e girare in bicicletta è diventato sempre meno di moda e, via via, sempre più pericoloso.


LA TRASFORMAZIONE
E così, un po' come avvenne per i canali e i fiumi cui i palazzi hanno cominciato a dare le spalle dato che i costruttori li realizzavano con le facciate rivolte alle strade, anche delle biciclette ci si è quasi dimenticati. Fino a quando nei primi anni Novanta, un po' per i movimenti ambientalisti (nel caso specifico la Fiab, Federazione italiana ambiente e bicicletta nata proprio nel 1989) e un po' per nuove abitudini di mobilità dettate dall'eccessivo traffico automobilistico e dal caos cittadino, tra le code delle vetture e dei bus sono rispuntate timidamente le bici. Ma a quel punto se da un lato sempre più gente scopriva che si faceva molto prima ad attraversare il centro con la bici che con la macchina, dall'altro era sempre più evidente che girare sulle due ruote diventava ogni giorno più pericoloso e si cominciò a ragionare su come dividere i flussi. Ad Amsterdam, ad esempio, in centro città le bici comandano: i ciclisti hanno le loro piste ciclabili, che sono vere e proprie strade e tutti, pedoni e automobilisti (turisti a parte) le rispettano.


I TENTATIVI
A Mestre le amministrazioni che si sono succedute, inizialmente hanno puntato tutto sulla chiusura del centro alle auto e la creazione di grandi parcheggi scambiatori col risultato che i parcheggi sono rimasti vuoti e si formavano ingorghi nella prima periferia perché per raggiungere un qualsiasi punto bisognava fare il giro del globo. Mentre si discuteva e si provavano varie soluzioni, facevano la loro comparsa le prime piste ciclabili, all'inizio molto lentamente: nel 1992 ce n'erano 4 chilometri, nel 2001 38 chilometri, nel 2010 91 chilometri, nel 2015 arrivarono a 115 chilometri per salire a 147 nel 2019 e a 171 nel 2022. Da qui al 2025, inoltre, ci sono già in cantiere, o in progettazione e già finanziati altri 25 chilometri di piste per le bici e quindi si arriverà a 196 chilometri complessivi (con 25 milioni di euro di investimento che si aggiungeranno ai circa 30 già spesi in questi anni, per un totale di 55 milioni di euro), mentre le previsioni del Comune di Venezia per i prossimi dieci anni sono di arrivare a 252 chilometri, con i nuovi percorsi inseriti nel capitolo ciclabile del Pums (il Piano urbano della mobilità sostenibile) in corso di redazione. L'amministrazione Brugnaro, quando si insediò nel 2015, continuò a lavorare per ampliare la rete delle piste ciclabili, portandole da 115 chilometri a 147 entro il 2019, ma soprattutto si mise ad elaborare una vera e propria rete ciclabile, come la viabilità automobilistica che collega tutti i luoghi della città e anche oltre, ma separata da essa. Per farlo dovette mettere mano alle piste esistenti che mostravano pesanti difetti dato che molti percorsi si interrompevano all'improvviso di fronte a un muro, a un cassonetto delle immondizie o ad un incrocio, e quindi non davano l'idea di un sistema di mobilità sostenibile ma di un caos, tanto che molti ciclisti continuavano a preferire le strade. Parallelamente alla realizzazione di nuovi tratti, così, l'assessorato alla Mobilità guidato da Renato Boraso cominciò a rettificare quelli esistenti in modo da creare una sempre maggiore continuità tra le varie piste. È in tal modo che, un po' alla volta, è nata la rete delle ciclabili cittadine (come mostra la mappa che pubblichiamo in questa pagina), e il progetto, ora, è quello di implementarla ma anche di collegarla alle ciclabili dell'intero territorio comunale (fino ad arrivare a Venezia com'è già avvenuto, e anche a Chioggia) e degli altri comuni limitrofi, per raggiungere anche Jesolo e, in prospettiva, collegarsi alla viabilità ciclabile extra regionale e poter arrivare alle frontiere del Paese.


IL FULCRO
Restando al perimetro cittadino, l'aspetto che si nota immediatamente osservando la mappa è che tutte le piste confluiscono al centro, in un quadrilatero attorno a piazza Ferretto (dove con le bici e i monopattini non si può girare se non tenendoli a mano e camminando): da piazzale Cialdini a via Pio X, via San Rocco, via Einaudi, e poi via Circonvallazione, via Verdi, via Poerio, piazzetta Ventidue Marco, piazza Alfonso Coin e di nuovo a piazzale Cialdini. Questo quadrilatero è il fulcro della viabilità ciclabile cittadina: tutte le piste e le corsie ciclabili del Comune convergono qui e, da qui, ripartono per raggiungere anche gli angoli più remoti del territorio. Il centro della rete, insomma, funge da collettore e motore di tutti i tratti che si possono percorrere sulle due ruote.
 

Ultimo aggiornamento: 18:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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