Pier Paolo Baretta tende la mano al vincitore: «Ma non farò sconti»

Mercoledì 23 Settembre 2020 di Alberto Francesconi
Pier Paolo Baretta
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MESTRE - A metà mattina, senza aspettare la conclusione dello scrutinio, ha preso il telefono e si è congratulato con Luigi Brugnaro. È stato lo staff del sindaco riconfermato a renderlo noto, al termine di una campagna che non ha lesinato attacchi incrociati ma anche gesti di fair play, come la stretta di mano al termine del dibattito televisivo di due settimane fa.
NIENTE RIMONTA
Un gesto cavalleresco, quello di Pier Paolo Baretta, che pure lunedì deve avere sperato in un clamoroso recupero dopo essere stato informato dell’exit poll che ridimensionava il risultato per il suo avversario. La rimonta, però, non c’è stata. Come spiegare la discrepanza fra l’exit poll realizzato da Opinio per la Rai e i dati reali? «Si spiega con il ruolo di Zaia - è l’interpretazione di Baretta - Ci ricordiamo la foto di qualche giorno fa alla kermesse dell’Arsenale, con tanto di striscione fuori regola. È chiaro che fra i due c’è stato un patto, legittimo per carità, che ha influito sulle intenzioni di voto dei cittadini. I sondaggi probabilmente non avevano calcolato questo effetto».
Per Baretta però quanto avvenuto ieri, e nella campagna elettorale delle ultime settimane, non è tutto da buttare. Anzi: «Questa notte ho dormito bene - assicura - sapevo di avere una montagna difficilissima da scalare, in condizioni difficili, con un tempo limitato a poche settimane di vera campagna elettorale. E soprattutto con un avversario che aveva a sua disposizione mezzi inarrivabili».
PUNTO DI PARTENZA
Così alla fine Brugnaro supera il risultato del ballottaggio di cinque anni fa (55% contro il 53 e otto avversari con i quali fare i conti). Ma Baretta la vede diversamente: «I dati significativi - spiega a mente fredda - sono che non c’è stato il plebiscito che ci si aspettava da Brugnaro. Il suo risultato dipende moto dall’apporto di Zaia, che ha ottenuto un ottimo risultato anche in città, mentre la Lega di Salvini non va oltre l’11%».
L’analisi dei risultati offre anche altri spunti al candidato del centrosinistra: «Il voto è molto articolato - prosegue il sottosegretario al Mef - c’è una chiara prevalenza di Brugnaro e della sua lista in terraferma e una prevalenza mia e nostra in centro storico. E questo sarà motivo di riflessione».
Una precisazione, questa, che dimostra la volontà di proseguire l’impegno personale in città, oltre che a Roma, come del resto già anticipato nei giorni scorsi: «Questa è una città nella quale abbiamo portato un punto di partenza- insiste Baretta - continueremo la nostra opera in Consiglio con un’opposizione rigorosa e costruttiva, e continueremo il lavoro nel territorio». Quello che in questi anni è mancato al Pd, che dopo la sconfitta di Casson aveva perso posizioni in città, tanto da scendere - il dato di ieri - sotto la soglia critica del 20% per un partito che è sempre stato egemone in laguna. Si spiega anche così la frammentazione politica che ha privato la coalizione dell’apporto di altre forze: prima fra tutte quella di Giovanni Andrea Martini, presidente uscente della municipalità di Venezia che per primo aveva proposto la propria candidatura al Pd per poi decidere di fare corsa a sè con la sua lista “Tutta la città insieme”. Da oggi il centrosinistra dovrà cercare di ricucire i rapporti interni per poter avere un ruolo nella gestione della città. Baretta, da parte sua, assicura che ci sarà: «L’impegno continua in città, con la massima presenza, continuando a lavorare per garantire ai cittadini una migliore qualità di vita e una prospettiva di futuro».
Alberto Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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