Pizzi, regista instancabile: «Per i miei 90 anni presento il Rinaldo di Händel alla Fenice»

Giovedì 26 Agosto 2021 di Mario Merigo
Pier Luigi Pizzi

VENEZIA - La pandemia ha impedito lo scorso anno che il 90. compleanno di Pier Luigi Pizzi, regista, scenografo e costumista, fosse festeggiato dalla Fenice con la ripresa dell'allestimento del Rinaldo di Händel. Lo spettacolo è stato così riprogrammato e finalmente il 31 agosto tornerà sulle scene veneziane.
Il Rinaldo è uno dei suoi spettacoli più felici, rappresentato ovunque. A cosa si deve tale successo? 
«L'allestimento originale ha ormai trentasei anni, ma è stato sempre rivisto nelle luci e nei costumi. Mi sono occupato di tutte le riprese senza affidarmi ad assistenti. Per queste ragioni non è mai invecchiato e semmai si è rinnovato nel tempo. Per me il teatro è proprio questa costante ricerca di aggiornamento. Inoltre, per il ruolo del titolo si sono cimentate le più grandi interpreti, da Marilyn Horne a Teresa Berganza, da Jennifer Larmore a Ewa Podle». 
Quest'opera è anche un esempio emblematico della sua concezione del cosiddetto teatro barocco. Non è così? 
«È senz'altro una tappa fondamentale di un percorso iniziato nel 1978 con l'«Orlando furioso» di Vivaldi a Verona, con la Horne e Claudio Scimone. Con Vivaldi ho elaborato il mio linguaggio, il mio modo personale di intendere lo stile barocco». 
Immaginazione, fantasia
«Sì, partendo però dalla musica. I libretti sono spesso sommari, i testi a volte pretestuosi e di circostanza. È la musica a mettere in moto un susseguirsi d'immagini che devono creare stupore e meraviglia. La scenografia, pertanto, ha un ruolo fondamentale».
Un teatro in cui predomina la seduzione dell'immagine? 
«È fondamentale che le immagini siano dinamiche, narrative e che nascano dalla musica per non limitarsi a essere pura decorazione estetica. Con Rinaldo poi il meccanismo scenico che mette in moto le immagini è umanizzato, è a vista. I cosiddetti servi di scena muovono i carri su cui stanno i personaggi, agitano i loro ampi mantelli. La macchina teatrale viene svelata a tutti e questa è la novità che connota il mio Rinaldo, che lo ha reso così popolare». 
Lei ha curato la regia di moltissime opere per la Fenice. Ne ricorda una in particolare? 
«Parlando di produzioni barocche, mi piace citare un allestimento di un lavoro non teatrale, ovvero la Passione di San Giovanni di Bach. Utilizzavo la platea come spazio scenico. L'ho ripreso una volta a Parigi ma so che la scenografia è conservata ancora nei magazzini della Fenice».
Che cosa l'attende dopo questo Rinaldo? 
«Un massiccio ritorno al teatro di prosa. Devo riprendere Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams che era già in tournée prima che i teatri chiudessero. Ancora Williams, La dolce ala della giovinezza, con Elena Sofia Ricci e poi la Turandot di Carlo Gozzi per inaugurare al Teatro Goldoni la stagione dello Stabile del Veneto. Infine, una commedia francese di Nathalie Sarraute con Umberto Orsini e Franco Branciaroli che, dopo il debutto nelle Marche, a gennaio sarà a Milano».
 

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci