Blitz nella notte a San Marco, "numerati" i negozi sfitti

Lunedì 24 Gennaio 2022 di Marta Gasparon
Numerati i negozi sfitti di San Marco
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VENEZIA - È stato un vero e proprio blitz, quello avvenuto nella notte fra sabato e domenica, che ha interessato alcune zone del centro storico.

Oggetto dell’insolito censimento, i numerosi locali sfitti cittadini, soprattutto quelli tra i sestieri di San Marco e San Polo. Un’azione “artistica” consistita non solo nella numerazione attenta di vetrine ormai spente che lasciano intravedere al loro interno il desolante stato di abbandono sotto gli occhi di tutti, ma pure decori stilizzati e verticali di colore verde, richiamo evidente a delle canne di bambù dalle diverse sfumature.


“SCRITTURA D’ARTISTA”
Un verde brillante, sinonimo di una “scrittura” libera capace di inserire la natura in uno spazio abitato, che sia esso costruito o abbandonato. Così si legge sul profilo Instagram dell’artista “Freak of nature”, autore dell’iniziativa, già noto per performance simili in altre città venete: da Vicenza a Belluno, approdando a Venezia in un momento storico segnato da una lunga serie di chiusure e saracinesche abbassate a causa di una crisi che si trascina ormai da due anni, tra Aqua Granda ed emergenza sanitaria. Una street art che già nelle prime ore della mattina di ieri aveva incuriosito qualche passante, a spasso per le calli e i campi cittadini. Tra le segnalazioni, qualcuna se n’è registrata anche all’interno della pagina Facebook del “Gruppo25Aprile”, dove alcuni membri non hanno nascosto i propri interrogativi sull’accaduto, testimoniando il fatto con degli scatti fotografici.


IL CENSIMENTO
Tanti i negozi inseriti nel censimento, sui quali ora campeggia un numero progressivo – che supera addirittura il centinaio, come in una sorta di itinerario – dal significato tanto amaro quanto emblematico, segnale evidente di una realtà che via via va spopolandosi, perdendo di fatto il suo tessuto connettivo. Una filosofia volta a stimolare un dibattito, aprendo un dialogo anche con le amministrazioni, per poterci interrogare tutti sul fenomeno a cui stiamo assistendo. Ed è l’artista stesso, sul suo profilo Facebook, a voler sottolineare come i colori da lui utilizzati siano tempere a base d’acqua, eliminabili dunque con una semplice passata di spugna. Nessun imbrattamento, dunque, ma un obiettivo.


L’OBIETTIVO
«Mettere in risalto le criticità delle città in cui viviamo, centri storici che lentamente stanno morendo», si legge. Per lanciare un messaggio chiaro: cercare di porre rimedio – prima che sia troppo tardi – alla desertificazione e all’abbandono delle realtà urbane del nostro territorio, «che restano il nostro patrimonio e la nostra storia». Se da un lato la mossa dell’artista vuole mettere in evidenza la desolazione che sta attanagliando molti dei nostri centri storici, dall’altro l’utilizzo del bambù riporta a culture, filosofie e religioni lontane. «Rappresenta la resistenza, la crescita costante. E, per gli orientali, la coscienza degli uomini forti. La canna di bambù si piega ma non si spezza, rappresentando così un vero segno del destino». Insomma, un simbolo di vita della quale possiamo tornare a riappropriarci.

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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