VENEZIA - Il giallo non basta per far risorgere le attività a Venezia: i caffè storici di Piazza San Marco restano con le serrande abbassate. Non basta l'apertura dei confini comunali, e nemmeno le rassicurazioni sulla prossima riapertura di Palazzo Ducale tra una decina di giorni. «Il centro storico veneziano necessita non solo della possibilità di spostarsi all'interno della regione - spiega Claudio Vernier, titolare dello storico Caffè Al Todaro e presidente dell'Associazione Piazza San Marco - ma degli spostamenti tra regioni e dei visitatori europei». Alcuni negozi e gallerie sono sempre rimasti aperti in Piazza in questo periodo, spiega il presidente, per dare un segnale di resistenza: «Ad esempio la galleria Ravagna, la gioielleria Tokatzian e Rolex sono sempre rimaste aperte - elenca Vernier - ma i caffè storici hanno necessità di incassare cifre considerevoli per giustificarne le aperture, e al momento mancano i presupposti».
Chiude in Piazza San Marco Ars Cenedese, storica vetreria muranese che aveva il negozio a pochi passi dal campanile, dagli anni Sessanta. Il problema è sempre lo stesso: affitti alti e calo dei fatturati dovuto all'assenza del turismo per l'emergenza sanitaria. È la terza azienda storica del vetro di Murano che abbandona la sua vetrina naturale, Piazza San Marco, dopo Venini e Coupole Glass. E se nel conteggio si aggiunge la chiusura della pelletteria Pagan, un secolo di attività, sono quattro le attività veneziane che abbandonano il salotto più bello di Venezia e del mondo. «A chiudere in Piazza sono proprio le attività veneziane - commenta Claudio Vernier, presidente dell'Associazione tra i commercianti di san Marco -. Venezia si rialzerà, questo è sicuro, ma quando lo farà vi sarà anche un ricambio di aziende enorme, e invece di tutelare il tessuto tradizionale e culturale, locale, la si sta lasciando andare».