VENEZIA - Una barriera in vetro a prova di marea.
LE NUOVE SCOPERTE
In realtà, anche nelle ultime settimane, gli scavi hanno riservato nuove sorprese agli archeologi che stanno seguendo il cantiere a ridosso della Basilica di di San Marco. Altre sepolture medioevali sono emerse anche lungo il lato dei Pilastri acritani. Nuovi scheletri, già portati via dagli archeologi della Soprintendenza, che si aggiungono al ricco materiale raccolto nei mesi scorsi, tutto da studiare. Ora si stanno ultimando le fondazioni, dove poi saranno posizionate le lastre in vetro, proprio su questo lato e in un tratto fronte facciata.
LE PREVISIONI
«Il lato dalla parte della Piazzetta dei Leoncini, invece, è ormai ultimato - continua Rossi - Anzi, qui stiamo riposizionando anche i masegni esterni». Insomma siamo davvero agli ultimi passaggi. «Siamo stati fortunati con il meteo. Soprattutto devo ringraziare gli operai che hanno saputo lavorare adeguandosi alle maree» conclude Rossi. «Nella settimana di Ferragosto il cantiere si prenderà solo una pausa minima di qualche giorni. E per fine mese è già in programma la posa delle prime lastre», assicura il presidente di Kostruttiva, Devis Rizzo.
LE LASTRE IN ARRIVO
Un momento atteso, l'ormai prossima posa, anche per capire l'effetto della nuova barriera che correrà attorno alla Basilica. Una prima idea di che aspetto avrà la danno le foto che pubblichiamo, scattate durante le prove di collaudo idrico delle lastre, nella sede di Gr Strutture, la società di Vigodarzere che le ha realizzate.
MURA DI VETRO
La barriera, una volta montata, correrà attorno alla Basilica per una lunghezza complessiva di 130 metri. La lunghezza media di ogni lastra è di circa 5 metri, ma ci sono elementi di raccordo più piccoli, tutti collegati da pilastrini. La barriera, come noto, è un'opera provvisoria, destinata ad essere smontata quanto saranno completati i lavori di messa in sicurezza dell'intera area marciana.
MESSA IN SICUREZZA
Ci vorranno anni, di qui l'urgenza di fornire da subito una protezione all'antica Basilica, già tanto danneggiata dall'acqua. Inizialmente l'opera doveva costare 3,7 milioni lordi, poi lievitati a 5,2. Soldi in più spesi soprattutto soprattutto per rafforzare le fondazioni, ma anche per gli approfondimenti archeologici resi necessario dai ritrovamenti dei reperti durante i lavori di scavo.