CHIOGGIA - Brutta avventura per un motopeschereccio chioggiotto, il Tenace, che è stato sequestrato, mercoledì pomeriggio, dalla guardia costiera croata, a seguito di uno sconfinamento nelle acque territoriali di quel Paese. La vicenda, in realtà, è stata il frutto di un equivoco e si è già risolta con il rientro del peschereccio in città, avvenuto nella serata di ieri. Il Tenace, un’imbarcazione di 22 metri per la pesca a strascico, con cinque uomini di equipaggio, era uscita lunedì da Chioggia e si trovava poco oltre le 12 miglia dalla costa croata (limite delle acque territoriali), dove stava terminando il periodo di 3 giorni solitamente osservato per questo tipo di pesca.
Dopo circa mezz'ora era stata la Capitaneria a ricontattare il peschereccio per avvertirlo che, probabilmente a causa della corrente, era entrato, per circa mezzo miglio, nelle acque territoriali croate. Il comandante aveva replicato di esserne consapevole ma che non stava assolutamente pescando e che, anzi, stava per uscirne perché il problema era quasi risolto. Infatti, nel giro di pochi altri minuti, il Tenace si era liberato e aveva ripreso la rotta per Chioggia. Ma, poco dopo, è arrivata una motovedetta della guardia costiera croata che ha “invitato” gli italiani a dirigersi verso il porto di Pola. Un nuovo frenetico contatto con la capitaneria di Venezia aveva fatto sperare l’equipaggio nell’intervento della guardia costiera italiana che permettesse di evitare il sequestro, ma Venezia avrebbe, poi, dato disposizioni al comandante di seguire i croati, per risolvere il problema senza che si creassero troppe tensioni.
Arrivati a Pola, verso le 18.30 di mercoledì, gli italiani hanno trascorso la notte nel porto croato, non senza aver fornito tutte le spiegazioni del caso, compresi i tracciati dell’Ais, che dimostrano il breve periodo trascorso, a motori spenti, nelle acque croate e le conversazioni radio con la Capitaneria di Venezia. I contatti e le trattative, con l'intervento della Farnesina, sono continuati anche nella giornata di ieri e, alla fine, le autorità croate avrebbero deciso di "derubricare" l’episodio. considerandolo non pesca abusiva ma mancata comunicazione dell’incidente, punita solo con una sanzione amministrativa.