CHIOGGIA - Se le “granseole” sono quasi scomparse e le meduse sono sempre di più, perché non pescare e mangiare le meduse? Sul filo della logica, la risposta è scontata (si mangino le meduse, dunque!) ma, nella pratica, è un po’ più difficile: si tratta di superare usi e costumi secolari e una certa sensazione di estraneità, per così dire, che i “novel food” (insetti e altre prelibatezze) scatenano al primo assaggio. Ma potrebbe essere una strada obbligata o, almeno, conveniente, per rispondere ai bisogni alimentari del mondo e per limitare la diffusione delle specie aliene che stanno invadendo i nostri mari, prima ancora che le nostre terre. Se ne è parlato ieri, al Mercato ittico all’ingrosso, nel corso dell’incontro organizzato da Alpaa (Associazione produttori agroalimentari ambientali, un “ramo” della Flai-Cgil) dal titolo “Resilienza del comparto pesca: nuovi sbarchi e opportunità per la filiera agroalimentare”.
ADATTAMENTO
La resilienza è la capacità di adattarsi alle mutate condizioni e come le cose siano cambiate per i pescatori di Chioggia, lo ha ricordato il direttore del Mercato ittico, Aldino Padoan, citando caro gasolio, mucillagini e cambiamenti climatici, nonché la necessità di un nuovo polo ittico per la flotta chioggiotta che conta quasi 300 pescherecci e con un fatturato di circa 800 milioni di euro.
L’invasione dei nostri mari, sempre più caldi, da parte di specie aliene, è solo uno degli effetti. E le meduse, in questa invasione, si distinguono per prolificità e quantità. Roberto Odorico, biologo marino, e Sasha Raicevich, ricercatore Ispra, ne hanno illustrato le caratteristiche invasive, spiegando che il mare si sta adattando e lo stesso devono fare gli uomini. L’idea di usare le meduse come cibo è stata quindi sottoposta agli insegnanti e agli allievi della scuola Ismi (Istituto superiore per il made in Italy) di Padova che ne hanno ricavato un intero menù, dall’antipasto al dolce e del quale una selezione, la cui preparazione è stata affidata alla pasticceria Scapinelli, una delle più “tradizionali” di Chioggia) che ha servito ai partecipanti alla riunione deliziosi pasticcini in perfetto equilibrio tra dolce e salato. Del resto, un altro “invasore”, il granchio blu è già commercializzato al Mercato ittico e vogliamo ricordare che la vongola filippina, trapiantata in laguna negli anni ‘80, non è affatto “nostrana”?
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