Payback e dispositivi medici, 101 imprese fanno causa al Veneto per il conto da 231 milioni di euro

Dai bisturi alle garze, i fornitori chiamati a pagare metà dello sforamento di spesa. Ricorsi contro Regione e Ulss

Sabato 18 Febbraio 2023 di Angela Pederiva
Payback e dispositivi medici

La carica dei 101. Non sono simpatici dalmata, ma produttori arrabbiati, che ora hanno deciso di fare causa alla Regione e alle aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto. Si tratta infatti di alcuni dei 2.170 fornitori di dispositivi medici a cui è stato presentato un conto complessivo di 231 milioni di euro per il cosiddetto "payback", cioè la compartecipazione allo sforamento della spesa rispetto al tetto fissato dal ministero della Salute.

Le imprese non ritengono legittima questa richiesta di pagamento, a meno che in cambio non vengano restituiti loro i bisturi, le garze, i pacemaker e tutti gli altri strumenti venduti (e verosimilmente ormai utilizzati) nel corso degli anni.


LA LEGGE
Una follia? È la legge. Nel 2011 (governo Berlusconi) una norma statale aveva stabilito che l'esborso per i dispositivi medici affrontato dal Servizio sanitario nazionale dovesse rientrare entro un limite fissato annualmente da un decreto ministeriale, altrimenti le Regioni interessate avrebbero dovuto farsi carico del ripianamento. Dopodiché nel 2015 (governo Renzi) un'altra disposizione aveva sancito che una parte dello sfondamento venisse sostenuta dalle ditte venditrici: il 40% per l'anno 2015, il 45% per il 2016 e il 50% a partire dal 2017. Questa regola è però rimasta sulla carta per otto anni, a causa della mancanza dei decreti attuativi, difficili da applicare in un sistema di acquisti basato su gare pubbliche. Finché nel 2022 (governo Draghi) il decreto Aiuti Bis ha definito le regole per la compartecipazione dei privati allo sforamento. A livello nazionale l'importo del "payback" a carico delle imprese per il periodo 2015-2018 è stato quantificato in 2,2 miliardi, da contabilizzare come entrata nei bilanci regionali del 2022, in modo da evitare che gli enti già gravati dagli ingenti costi del Covid entrassero in piano di rientro. Di conseguenza le Regioni hanno assunto i rispettivi provvedimenti entro il 15 dicembre, dando 30 giorni di tempo ai loro fornitori per pagare il dovuto, anche se poi lo scorso 10 gennaio (governo Meloni) la scadenza è stata rinviata al prossimo 30 aprile.


I TRIBUNALI
È così che pure il Veneto, avendo speso il 4% in più del consentito, ha reclamato il versamento di 231 milioni da parte di 2.170 fabbriche. In questi giorni è stata però stilata una prima lista, appunto di 101 società, che hanno già formalizzato vari ricorsi contro la Regione, le Ulss e le aziende ospedaliere. La maggior parte, cioè 91 (fra cui colossi come Abbott, Bayer, Johnson&Johnson, Roche, ma anche diverse ditte del Nordest), si è rivolta al Tar del Lazio; la richiesta è intanto di sospendere, e successivamente di annullare, il decreto emanato lo scorso 14 dicembre dall'allora direttore generale Luciano Flor, nonché le delibere firmate dai dg degli enti del Servizio sanitario regionale con le quali è stato validato e certificato il fatturato dei dispositivi medici. Altre 9 imprese hanno depositato un ricorso straordinario al capo dello Stato. Ma ce n'è anche una, la piemontese Canè, che ha citato tutti in giudizio davanti al Tribunale civile di Torino, chiedendogli di accertare che nulla è dovuto da parte sua alla Regione e di addebitare a Palazzo Balbi e alle Ulss il pagamento in solido dello sforamento, o in via subordinata di condannare gli enti a restituirle le siringhe, le pompe infusionali e gli aghi venduti dal 2015 al 2018.


MURO CONTRO MURO
La tesi dei produttori grandi e piccoli, condivisa pure da Confindustria Dispositivi Medici e PmiSanità nel paventare il rischio di veder "bruciare" 120.000 posti di lavoro in tutta Italia, è che non possa essere chiesto conto ai venditori dello sforamento effettuato dai compratori. Detta in altri termini: un'impresa che vince una singola gara, non può sapere quanto l'istituzione spenderà in quell'anno per tutti i propri acquisti. È prevedibile però che nelle aule sarà muro contro muro con la Regione, la quale potrà sostenere di essere costretta ad applicare una legge dello Stato.

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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