Payback in Veneto, 2.170 imprese obbligate a restituire 230 milioni alla Regione. «Rischiamo di fallire»

Dispositivi medici, Palazzo Balbi ha pagato circa il 4% in più del consentito

Martedì 27 Dicembre 2022 di Alda Vanzan
Payback in Veneto - Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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In Veneto sono 2.170 le aziende fornitrici di dispositivi medici che entro metà gennaio dovranno pagare, complessivamente, poco meno di 230milioni di euro quale compartecipazione alla maggiore spesa sostenuta dalla stessa Regione. I nomi delle aziende e i rispettivi importi sono dettagliati in un decreto del direttore generale dell'area Sanità e Sociale, Luciano Flor, pubblicato sul Bur. È il cosiddetto payback sanitario contro cui sono insorti industriali, commercianti, artigiani.

Invano, perché la manovra di bilancio statale non ha previsto né deroghe né sospensioni, se non l'impegno ad aprire un tavolo. Così ieri è stata la volta degli odontotecnici: «Non è possibile - ha detto Gianpaolo Bullo, presidente regionale degli odontotecnici di Confartigianato Veneto - che i nostri laboratori, che stanno vivendo un periodo difficile (in tutta la regione siamo calati del 2,5% nel primo semestre 2022) tra rincari dei materiali e dell'energia e calo dei fatturati per la crisi economica, debbano a gennaio restituire ingenti somme a causa del superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici. È un fatto di cui non sono in alcun modo responsabili». «Un abuso che mette in ginocchio un settore trainante dell'economia nazionale indispensabile per garantire ai cittadini un'assistenza sanitaria efficace e all'avanguardia», ha rincarato l'avvocato veronese Marco Crosaro, cui si sono rivolte più di venti imprese per ricorrere in tribunale.


GLI IMPORTI
A Palazzo Balbi entro la metà di gennaio (per la precisione entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto, avvenuta il 14 dicembre scorso) dovranno arrivare 226.294.865,36 euro. Una cifra analoga è stata chiesta in Piemonte. La Toscana ha chiesto un rimborso di 400 milioni. Complessivamente, come ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in tutta Italia le aziende dovranno corrispondere alle Regioni 2 miliardi e 100 milioni di euro. Il rischio, però, è che a distanza di anni molte imprese neanche esistano più. E che altre chiudano i battenti. Esattamente quello che temono le associazioni di categoria.

Per colpa del payback si rischia il fallimento

COS'È il PAYBACK


La vicenda del cosiddetto payback sui dispositivi medici è annosa e tormentata. Una legge mai applicata. La novità è che, per la prima volta, adesso scatta l'obbligo di restituire i soldi. Tutto inizia nel 2015 quando, con il decreto legge numero 78, viene prevista la definizione di tetti regionali per i dispositivi medici e, similmente a quanto già disposto per la spesa farmaceutica, il cosiddetto meccanismo di payback a carico delle aziende fornitrici in caso di superamento del tetto di spesa regionale. Per effetto di tale meccanismo, le aziende sono chiamate a versare in favore delle Regioni una quota dello scostamento del tetto, pari al 40 per cento nell'anno 2015, al 45 per cento all'anno 2016 e al 50 per cento a decorrere dal 2017. La restante quota di sforamento rimane a carico dei bilanci delle singole regioni. In sintesi: se una Regione spende più di quanto doveva per comprare ad esempio pacemaker o apparecchi per i denti, la stessa azienda fornitrice deve restituire una parte di soldi alla stessa Regione. L'obiezione delle aziende è ovvia: ma noi cosa c'entriamo se è stata la Regione a spendere più di quanto poteva? La risposta dell'istituzione è che il meccanismo del payback sanitario era noto e quindi le aziende dovevano attrezzarsi per far fronte a eventuali richieste di rimborso. Stando a quanto riferito da Palazzo Balbi, lo scostamento del tetto di spesa per i dispositivi medici in Regione Veneto - la cui spesa annuale è di circa 3,5 miliardi di euro - è di circa il 4 per cento. In quattro anni, dal 2015 al 2018, a fronte di una spesa di circa 15 miliardi, la cifra da recuperare attraverso le 2.170 aziende coinvolte è di quasi 230 milioni. Non sono ammesse rateizzazioni: gli importi dovranno essere versati da ciascun fornitore in un'unica tranche.


CARTE BOLLATE
«Quello del payback sanitario - ha detto il presidente regionale degli odontotecnici di Confartigianato Veneto, Gianpaolo Bullo - è un meccanismo che si basa su norme poco chiare. Gli odontotecnici realizzano dispositivi medici specifici, ossia manufatti protesici unici perché fatti su misura del paziente. La Regione Veneto dovrebbe tener conto di questo perché l'applicazione indiscriminata di disposizioni di questa natura rischiano di avere gravissime conseguenze sulle imprese, molte delle quali stanno pensando di presentare ricorsi al Tar».

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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