Grandi banche, i dubbi del Patriarca:
«Non so se facciano bene al Veneto»

Giovedì 6 Novembre 2014 di Vettor Maria Corsetti
Il patriarca Francesco Moraglia al convegno al Marcianum
VENEZIA - «Il tema del lavoro non può ignorare i più deboli. Come la tecnologia, l'umano sentire. Abbiamo il dovere di governare questo immane potere. Specie le biotecnologie, perché ogni trasformazione va seguita e l'innovazione è e deve restare umanocentrica. In caso contrario, gli scenari potrebbero farsi preoccupanti». A dirlo ieri è stato monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, a chiusura del convegno «L'innovazione e i suoi portatori: lo svantaggio occupazionale di giovani e donne», organizzato dalla Fondazione Studium generale Marcianum.

Durante le sue riflessioni, il Patriarca si è soffermato anche sul sistema bancario e la sua possibile evoluzione: «Il Veneto è tradizionalmente abituato a banche più piccole: si può pensare ad un sistema imperniato su istituti di credito più grandi, ma non so se, alla fine, questo potrà giovare al credito spiccio». E si è augurato che il Veneto, «per profilo, storia, ricchezza e laboriosità tra le regioni più importanti a livello nazionale e prossimo alla Mitteleuropa, possa esprimersi al meglio in un contesto sempre più italiano, europeo e mondiale, continuando a esercitare il suo ruolo di ponte tra Nord e Sud». Rilanciando la vocazione sociale del Marcianum, seppur «con un impegno compatibile con le attuali risorse economiche e finanziarie. Cercando di trovare una sua misura e dialogando con il territorio per fare rete, ed elaborare in quest'ambito progetti mirati sempre più condivisi».

Nell'intervento di apertura, invece, Moraglia ha esordito richiamando una frase pronunciata dal presidente americano Obama alla vigilia delle votazioni di medio termine, e «rivolta con chiari fini elettorali - del tutto disattesi - all'elettorato femminile», ossia: «Se le donne hanno successo nel lavoro e vengono retribuite in modo equo, è tutta la società americana da avvantaggiarsene». Precisando che la disparità retributiva tra uomini e donne raggiunge il 23% negli Usa, una media del 16,4% nei Paesi Ue e il 6,7% in Italia. E soffermandosi sulla recente nomina di Fabiola Gianotti, «prima donna a guidare il Cern nei 60 anni di storia del laboratorio europeo». Conferme, a suo dire, «dell'attualità e concretezza di questo convegno, nel quale si auspica una riflessione puntuale e di ampio respiro, capace di porre al centro la persona e il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà, come sta a cuore al pensiero sociale della Chiesa». «I profondi cambiamenti generati dal passaggio dall'economia industriale alla cosiddetta "economia della conoscenza", e la crisi economica nella quale l'Italia e il Veneto si dibattono da anni, rendono ineludibile, in ordine al bene comune, il tema dell'innovazione - ha continuato il Patriarca - Chi non è capace di innovare rischia di essere tagliato fuori. Ma oggi è lo stesso paradigma dell'innovazione a dover essere rinnovato, guardando oltre la sua dimensione tecnologica e organizzativa e indirizzando l'attenzione alla più generale dimensione culturale e sociale". Aggiungendo che «l'esacerbarsi delle disuguaglianze e dei fenomeni di impoverimento diffuso, e il rischio di scollamento sociale che questo potrebbe comportare, ci dicono che dobbiamo mettere di nuovo al centro dello sviluppo la persona, la responsabilità, il merito, il bene comune e la carità/solidarietà. Perché non ignorare la fragilità può essere una svolta innovativa per il nostro tempo». Concetti condivisi da tutti i relatori. Specie dal presidente del Marcianum, Gabriele Galateri, per il quale «l'innovazione deve coinvolgere le fasce più svantaggiate», e lo sviluppo basarsi su «meritocrazia, capitali e sostenibilità».
Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 07:11
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