Il Patriarca: «No a una Venezia
che sia solo per turisti ricchi»

Sabato 3 Settembre 2016
Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia
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VENEZIA - Sta bene attento a non pronunciare mai espressioni come «numero chiuso», «regolamentazione» o «prenotazioni». Però il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, chiede a gran voce d'intervenire sul turismo che assedia il centro storico lagunare con il conseguente degrado: «La nostra è una realtà molto piccola e il numero di visitatori che abbiamo sarebbe già insopportabile per una città grande come Roma. Ritengo che ci voglia uno sforzo diverso da parte della pubblica amministrazione per gestire questo flusso che rende faticosa la vita a Venezia, ma nello stesso tempo fa vivere Venezia. Ci troviamo in questa situazione conflittuale nella quale dobbiamo cercare di trovare la quadratura del cerchio». 

LE SOLUZIONI - Monsignor Moraglia è rientrato da pochi giorni dal periodo di vacanza trascorso in famiglia a Genova, da dove ha seguito con attenzione le cronache estive sul turismo cafone in centro storico. D'altra parte, è solo di ieri il grido d'allarme del suo delegato per i beni culturali che ha chiesto pubblicamente di non usare le chiese come bivacchi. E, così, il patriarca ha deciso di uscire allo scoperto e l'ha fatto a margine della visita alla mensa dei poveri della Casa dell'ospitalità a Mestre. «Oggettivamente i comportamenti sono un po’ criticabili. Penso anche che queste persone si muovano nel caldo e nella fatica e abbiano bisogno di momenti di ristoro e riposo a cui andrebbero meglio accompagnati», ha esordito, aprendo poi a una soluzione originale: «Il chiostro a volte ha un significato differente e non escludo che in certi momenti possa essere un luogo di accoglienza». Moraglia ha proseguito nel ragionamento: «Lascerei le soluzioni tecniche a chi è in grado di darle, anche perché vedendo le difficoltà si fa presto a stigmatizzare. Il problema non ha una sola soluzione, bisogna però convivere con questa realtà e pensare di volta in volta quelle soluzioni che ci permettano di adeguare una risposta che corrisponda anche ai diversi momenti e tempi dell'anno. Un turismo elitario lo vedo molto negativamente. Noi dobbiamo fare in modo che tutte le persone, anche quelle che hanno disponibilità economiche ridotte, possano fare una gita a Venezia a livello familiare, come scolaresca o gruppo di amici. E nello stesso tempo dev'essere tutelato il diritto di chi abita e vive a Venezia ad avere spazi e servizi adeguati. Se è vero che i servizi igienici in centro storico sono solo otto (come evidenziato da un'inchiesta del Gazzettino, ndr) devono essere incrementati».

LE CHIESE - A proposito di misure eccezionali a difesa delle chiese, il patriarca respinge ogni ipotesi di chiusura al pubblico e, anzi, rilancia l'appello alla politica: «La chiesa è anzitutto luogo di culto, cioè dell'incontro con Dio. Nel caso di Venezia è poi, ma solo in seconda battuta, un grande patrimonio di arte e architettura. È un luogo dove la persona deve sentirsi accolta e a suo agio. Se il flusso dei turisti si fa ingestibile bisognerà arrivare non a dei pagamenti, ma a pensare qualcosa che permetta di rendere vivibile la città».

LE RELIGIONI - Dopo essersi intrattenuto con gli ospiti della mensa, con i giornalisti Moraglia ha parlato a ruota libera, toccando diversi temi d'attualità. Alla domanda sull'opportunità di realizzare una moschea in centro storico, ha risposto così: «Serve una reciprocità non solo a parole, ma concretamente in un contesto ampio e internazionale. Occorre lavorare tutti per riconoscersi e per dare a ciascuno la possibilità di esercitare il diritto di libertà e coscienza che si esplicita come libertà religiosa». Poi, sul caso della giovane padovana Eleonora Bottaro, morta di leucemia dopo aver rifiutato d'accordo con i genitori la chemioterapia (di ieri il caso analogo di una donna di Rimini), a chi ha parlato di atto d'amore ha replicato: «L'amore è qualcosa che si misura su parametri oggettivi. Quindi è opportuna la prudenza e bisogna garantire il meglio che la scienza può dare in questo momento. Bisogna evitare i desideri e le fughe che non hanno riscontri e documentazioni scientifici, altrimenti significa dare un messaggio sbagliato».

LA FAMIGLIA - E ancora, sulle polemiche legate al Fertility day con i contestati manifesti del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Non ho visto la comunicazione, però ritengo che si intendeva dire che dobbiamo avere il coraggio di guardare la vita, amando la vita e generando. Io credo che sia un buon messaggio. Come ogni proposta lascia libere le persone. Certamente, viviamo in una società in cui molte volte la libertà della donna viene anche condizionata, perché la donna ha dei tempi di fertilità che non sono procrastinabili. Intendo dire che ci deve essere una politica più attenta alla donna, alla famiglia, alla generazione e nello stesso tempo questo non vuol dire non rispettare la libertà della persona. La nostra società ha bisogno di riscoprire il messaggio della vita e di gestire il bene comune. Quindi la politica è in termini rispettosi della libertà del singolo, ma manda un messaggio importante: che l'apertura alla vita è qualcosa che arricchisce».
Infine, sulla mobilitazione per i terremotati e la colletta indetta dalla Cei per domenica 18 settembre, il patriarca Moraglia ha sottolineato: «Le nostre comunità sono molto attente e sensibili, sono convinto che ci sarà una risposta che corrisponde alla sofferenza di queste persone così provate in questo momento».
Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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