Chioggiotto, residente a Padova: Federico Menetto è l'anima del progetto UNO.61: un formato di paccheri di qualità e digeribilità che nella versione chic si presenta in un contenitore in stoffa disegnato da un sarto pugliese. Fra i suoi clienti il principe William.
Pasta veneta
Si chiama UNO.61, è una pasta prodotta in Puglia ma l'idea è di un chioggiotto e la base operativa a Padova. E proprio in questi giorni di bilanci e classifiche, ha ricevuto la benedizione di Forbes che l'ha piazzata addirittura al primo posto fra le eccellenze food italiane del 2020, in una classifica che vede al quarto posto la piemontese Agrimontana (marmellate, miele, canditi), al quinto l'Agroittica Lombarda di Calvisano (Bs), con il suo pregiatissimo caviale sostenibile, al sesto la toscana Amedei, icona del cioccolato, al settimo Baladin e le sue birre di alta qualità, al decimo Carpano, marchio storico dei liquori di spezie, erbe aromatiche e botaniche, all'undicesimo la distilleria Castagner di Vazzola (Tv).
Federico Menetto
Una realtà davvero unica, e che vale la pena di farsi raccontare proprio dal suo fondatore, Federico Menetto, chioggiotto di nascita e padovano di adozione: «Qualche anno fa ho cominciato a non tollerare più la pasta, un guaio per uno che la pasta la adora.
Packaging
E poi c'è un packaging così particolare da diventare un raffinatissimo regalo.
«Tutto è nato perché un giorno questa pasta è arrivata a portata di forchetta di Angelo Inglese, il famoso sarto di Ginosa. Preso dall'entusiasmo mi ha chiesto di vestire lui ogni pacco con le sue stoffe, cucite a mano, una ad una. Stiamo parlando di una sartoria che veste grandi figure mondiali, ed è famosa nel mondo per le sue camicie e gli abiti da uomo, ha vestito Trump nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca e cucito la camicia del principe William per il Royal Wedding. Così è nata la startup, UNO.61, da una semplice idea che inconsapevolmente ha chiamato in causa sartoria, design e food, per un progetto tutto italiano».
E, dunque, i tessuti di Angelo Inglese fanno da scrigno alla pasta, sposando in pieno la causa del recupero e della sostenibilità, e si presentano volutamente fantasiosi, uno diverso dall'altro: ritagli di camicie cuciti completamente a mano e chiusi con bottoni in puro corozo.
Prezzi
Infine, prima o poi dovevamo arrivarci, veniamo alle note... dolenti: il costo è infatti di 15,90 euro per la confezione da 500 grammi, quasi 32 euro al chilo, però, attenzione, solo nella versione deluxe, dunque con la sua camicia su misura. Non a buon mercato ma decisamente meno cara se invece la si acquista sciolta, cioè senza il vestito: in questo caso il prezzo scende a 14 euro al chilo, in pratica 1,50 euro a porzione, un lusso alla portata di tutti. E scende ancora (9 euro) con la terza opzione, chiamata IN FORMA, una specie di abbonamento mensile (vedere su www.1punto61.store/).
Spiega Menetto: «Il costo sembra elevato se lo confronti con il mercato della pasta e non con la qualità analoga in altri prodotti come vino, panettoni, salumi etc In fondo il costo per una porzione abbondate (120 grammi) è al di sotto di 1,5 euro, praticamente quanto un cappuccino, per un pasta di alta qualità. L'abbonamento abbassa poi sensibilmente il prezzo e rifornisce la giusta quantità mensile per quelli che la usano nella loro dieta». Nel 2020 ne sono state vendute 30 mila confezioni, si punta ad arrivare a 50 mila nel 2021, confidando anche su una più capillare diffusione dei punti vendita.