Il parroco, il mecenate, la cuoca: storie e vite spezzate dal Covid

Domenica 20 Dicembre 2020
L'ospedale di Dolo

Nel giorno in cui si registra il record assoluto di contagi in ventiquattr’ore - sono 709 (31.869 i casi totali) - il Veneziano somma altre 13 vite spezzate alla conta delle 891 croci issate sul calvario del coronavirus.
Ieri, nei 13 decessi, il nemico invisibile si è portato via, tra gli altri, un ex sacerdote, un filantropo, Ines Mancin Meneguzzi, cuoca del Lido (di cui parliamo nell’articolo sotto, ndr) e un volontario della Croce Rossa. Venerdì 18 se ne è andato don Carlo Targhetta, parroco di Fiesso d’Artico per trentuno anni, dal 1983 al 2014.

Don Carlo era ricoverato all’ospedale di Dolo da una decina di giorni dove combatteva contro un edema polmonare e contro il Covid. Aveva 86 anni, nato a Padova, dopo aver guidato la parrocchia di Fiesso d’Artico, era rimasto a vivere in canonica assieme all’attuale parroco don Massimo Donà con il quale aveva un profondo legame di stima e di amicizia. Don Carlo era amatissimo dai fiessesi, come dimostrano i tanti messaggi lasciati sui social per ringraziarlo della sua predisposizione ad aiutare le persone e per la sua vicinanza. Nei social è stato lanciato anche l’appello di accendere una candela per ricordarlo e ieri, in tanti, hanno pensato di porre una candela sul davanzale di casa per ricordarlo.«Don Carlo è stato un pilastro della comunità - dice don Massimo - ha favorito l’evangelizzazione e in particolare rinnovato la comunità di Fiesso attraverso le missioni popolari con i frati francescani di Assisi e poi attraverso il metodo delle cellule parrocchiali di evangelizzazione. Nel 2002 ha introdotto l’adorazione eucaristica perpetua. Da quando sono arrivato a Fiesso lui si è messo umilmente a disposizione con grande rispetto e con collaborazione sincera, era una presenza fortemente spirituale. Lascia un grande vuoto, tutta la comunità gli voleva bene». L’ultimo saluto si terrà nella chiesa parrocchiale della Santissima Trinità di Fiesso d’Artico, giovedì mattina alle 9.30, nel rispetto delle normative in vigore. La comunità di Noale perde uno dei suoi cittadini più illustri, noti e stimati: Antonio Nassuato, detto Toni, è mancato la notte scorsa a 82 anni per Covid. Lascia la figlia Nicoletta e la nipote Nicole. La notizia della sua scomparsa si è diffusa veloce ieri in città, destando commozione e cordoglio: Nassuato, che aveva gestito per anni un’attività edilizia, era stato promotore di tante iniziative sociali e culturali. Tra i fondatori della Pro Loco, attivo nel mondo dell’associazionismo sportivo, sempre pronto ad appoggiare iniziative di solidarietà rivolte ai più bisognosi, come la tombola di beneficenza. La sua è stata una vita segnata da gravi lutti, dal figlio Tonino, mancato giovanissimo per malattia, alla moglie Valeria. A Tonino la famiglia dedicò una delle più belle iniziative culturali di Noale: il premio letterario che porta il suo nome, giunto alla 30esima edizione e rivolto ai ragazzi promossi all’esame di terza media con il massimo di voti. Oltre 600 studenti vi hanno partecipato e molti si sono poi affermati in vari campi scolastici e professionali. «La comunità deve tanto ad Antonio - commenta la sindaca Patrizia Andreotti - un gentiluomo d’altri tempi, sempre garbato e discreto. Il miglior modo per ricordarlo è portare avanti il concorso a cui era molto affezionato e che proprio quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, non era stato possibile organizzare come lui avrebbe desiderato». Per la dirigente scolastica Francesca Bonazza «Antonio è stato come un padre, perché lui mi ha guardata quasi come fossi una figlia. Con lui si è creato un rapporto di stima ed affetto e il suo premio era per i ragazzi un passo di crescita umana». I funerali si svolgeranno in chiesa a Noale mercoledì alle ore 15. Primo decesso per Covid 19 alla casa di riposo Ida Zuzzi di San Michele al Tagliamento. Si tratta di Livia Valvason, classe 1922. La donna era originaria di San Michele al Tagliamento. Al momento, nella struttura si registra solo un altro caso di positività, peraltro asintomatico. Qualche giorno fa i positivi erano quattro: tre ospiti ed un operatore. Il fatto che i numeri non siano cresciuti è senza dubbio un aspetto positivo. «Tutto il personale finora è stato straordinariamente professionale, attento e scrupoloso e in questo momento - ha commentato Mario Pizzolitto, medico di medicina generale che svolge la sua attività anche alla Ida Zuzzi - abbiamo una situazione sotto controllo. Fin quando è stato possibile gli incontri con i parenti avvenivano attraverso una vetrata. Attualmente solo via video-telefono». A Martellago continuano i lutti da Covid, due anche nell’ultima settimana, nel comune, dove si è giunti a 17 vittime e i positivi (a mercoledì) erano 300, tra cui il sindaco Saccarola, 19 dei quali ricoverati. E continua l'ecatombe alla casa di riposo Anni Sereni di Scorzè dov’è scoppiato un focolaio con 123 ospiti contagiati su 140: gli ultimi due deceduti, Rinaldo Albertini, 73 anni di Olmo, e Sergio De Rossi, 93 anni di Maerne, erano entrambi degenti nella struttura. De Rossi, che soffriva di alcune patologie e che ad Anni Sereni era ricoverato da venti mesi, domenica scorsa ha iniziato a manifestare febbre e il tampone ne ha confermato la positività: giovedì l’aggravamento, venerdì il decesso nella stessa residenza. Il 93enne, che non era sposato e non aveva figli, aveva fatto il muratore tutta la vita. «Un gran lavoratore e una persona retta» lo ricordano il fratello Fidelmo e le nipoti. L’ultimo saluto martedì alle 15 in chiesa a Maerne. Toccante la vicenda di Albertini, autista alla Svet e all’Actv, volontario della Croce Gialla di Spinea e runner: aveva corso anche la Maratona di New York. Nel 2009 rimase vittima di una rovinosa caduta dall’anello più alto dello stadio di Concordia Sagittaria dove aveva accompagnato alcune squadre giovanili per un torneo di calcio per conto di un’impresa di trasporto privata con cui collaborava dopo essere andato in pensione: si salvò ma riportò gravi lesioni cerebrali e rimase paralizzato. Undici anni di calvario, il ricovero ad Anni Sereni, e poi è arrivato il Covid: il 5 dicembre è risultato positivo, lunedì è stato trasportato all’ospedale di Dolo, domenica si è arreso. Lascia la moglie Daniela, i figli Marilena, Nadia e Denis e 4 nipoti, che ne ricordano, tra l’altro, l’altruismo e la generosità: i funerali, lunedì alle 10.30 in chiesa a Olmo.

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