Paralizzata per colpa del vaccino, il Ministero condannato a risarcirla

Martedì 30 Ottobre 2018
Paralizzata per colpa del vaccino, il Ministero condannato a risarcirla
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MESTRE - Si ammalò di poliomielite per colpa del vaccino al quale fu sottoposta da bambina, nei lontani anni Sessanta: la Corte di Cassazione ha finalmente dato ragione ad una donna di quasi sessant'anni, di Mestre, stabilendo il suo diritto ad ottenere l'indennizzo previsto dalla normativa in vigore. L'importante sentenza è stata emessa dalla Sezione civile della Suprema corte, la quale ha rigettato il ricorso presentato dal Ministero della salute, che si è opposto in tutte le sedi giudiziarie possibili nel tentativo di non dover corrispondere l'assegno mensile previsto dall'articolo 1 della legge 210 del 1992.
 
Il primo pronunciamento favorevole alla donna, as
sistita dall'avvocato Massimo Dragone, è della Corte d'appello di Venezia la quale, nel 2016, ha stabilito che la richiesta di indennizzo è stata presentata entro il termine di quattro anni introdotto dal legislatore nel 1999 per quanto riguarda le vaccinazioni non obbligatorie.
I giudici veneziani di secondo grado, infatti, hanno infatti accertato che soltanto nel 2009 la signora riuscì ad avere la consapevolezza di un nesso di causa tra la vaccinazione e la patologia della quale soffre, che l'ha danneggiata irreversibilmente, limitando in maniera consistente le sue possibilità di movimento. Lo Stato dovrà dunque erogare alla donna il previsto assegno mensile, ma anche gli arretrati fin dal momento della presentazione della domanda, oltre agli interessi maturati, per un ammontare di parecchie migliaia di euro. MINISTERO DELLA SALUTE Il ministero della Salute si è battuto per il rigetto della richiesta di indennizzo sostenendo che doveva considerarsi intempestiva, in quanto «la richiedente, seguita fin dall'infanzia all'esito della diagnosi di paralisi infantile, da un centro specializzato, ben avrebbe potuto ricevere dal predetto centro segnalazioni e informazioni in ordine ad eventuali verifiche» che avrebbe potuto effettuare per scoprire le cause della malattia. La vaccinazione contro la poliomielite diventò obbligatoria in Italia nel 1966, ma già negli anni precedenti veniva regolarmente somministrata prima di avviare i minori ad un percorso scolastico, al fine di tutelare l'interesse collettivo alla salute. Di conseguenza, anche se nel 1961 la vaccinazione non era ancora obbligatoria, vi è secondo la Corte di Cassazione un preciso dovere dello Stato a «compensare un sacrificio individuale corrispondente ad un vantaggio collettivo», come ha sancito la Corte costituzionale con la sentenza 107 del 2012. LA CONSULTA La stessa Consulta, in una successiva pronuncia, la 268 del 2017 ha ribadito che «la mancata previsione del diritto all'indennizzo in caso di patologie irreversibili derivanti da determinane vaccinazioni raccomandate si risolve in una lesione degli articolo 2,3 e 32 della Costituzione, perché le esigenze di solidarietà sociale e di tutela della salute del singolo richiedono che sia la collettività ad accollarsi l'onere del pregiudizio individuale, mentre sarebbe ingiusto consentire che siano i singoli danneggiati a sopportare il costo del beneficio anche collettivo». Gianluca Amadori © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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