Il ritorno di Fantin con le cinque medaglie di Tokyo: bracciate contro le barriere

Lunedì 6 Settembre 2021 di Tiziano Graziottin
Il ritorno di Antonio Fantin a Bibione con cinque medaglie olimpiche

BIBIONE (Venezia)  - Nella fantasmagorica estate dello sport italiano delle belle spennellate d'azzurro le ha messe anche Antonio Fantin, ventenne di Bibione, che alle Paralimpiadi di Tokyo è stato uno dei volti del movimento.

Oro e record del mondo nei 100 stile S6, secondo posto nei 400 (con un pizzico di rimpianto, era la sua gara) e altre due medaglie d'argento più un bronzo nelle staffette; citato anche dal presidente nazionale del Coni paralimpico Luca Pancalli per quella sua frase («devo tanto a mia mamma che mi buttava in acqua anche quando non ne avevo voglia») che ha messo al centro il ruolo delle famiglie nell'affermazione di ragazzi che spesso hanno dovuto e saputo affrontare difficoltà indicibili per rialzare la testa. Nella notte a Bibione è stata festa grande (cortei di auto, campane a distesa, sfilata trionfale per le vie del centro balneare) per rendere omaggio alle nuove imprese di Fantin, che sta nel cuore di tanta gente di qua e di là del Tagliamento (ha tifosi e amici anche a Lignano, dove si allena nella piscina Bella Italia che è la sua seconda casa).

 

In Giappone sono stati giorni di passione per Antonio perchè il programma prevedeva solo agli ultimi giorni della manifestazione le gare nelle quali va più forte, ma infine il cerchio si è chiuso e quel bambino di 3 anni che un giorno chiamò la sua mamma per dirle che non riusciva più a mettersi in piedi è arrivato all'oro olimpico, che aveva in testa da quando cominciò a nuotare. «Era il suo sogno e il suo obiettivo - commenta mamma Sandra - lo voleva fortissimamente, io lo so che ci pensava ogni volta che metteva piede in acqua. È arrivato, e nel modo più bello, siamo tutti felicissimi».


Sandra Benedet Fantin, che tanti anni fa si è buttata a sua volta anima e corpo nella sfida non solo per sostenere Antonio ma tutti i ragazzi con disabilità che scelgono di rilanciare se stessi nello sport (è la delegata della Federazione nuoto paralimpico per il Veneto e ad interim anche per il Friuli), è finita sotto i riflettori per quella dedica speciale di Antonio. «Mi sono emozionata, come no, anche perchè dietro quelle parole - come ha colto il presidente Pancalli - c'era il riconoscimento dell'impegno di tanti mamme e papà, di tutte le famiglie che non si chiudono in sè stesse ma spronano i ragazzi a uscire, a mettersi in gioco. Purtroppo ci sono ancora situazioni che vedono i disabili emarginati, riparati dentro le quattro mura. Ma per fortuna c'è un cambiamento in atto forte, che ci dà fiducia». 

GUIDA L'AUTO

Antonio chiuso in casa non lo è stato mai, merito della famiglia ma anche degli amici. «Sono sempre stato uno del gruppo - ricorda puntualmente - in ogni situazione: quando si andava a scuola, a nuotare, in giro a divertirsi. Uno come gli altri, punto». Infatti i vicini a Bibione ricordano lo sferragliare del gruppo diretto a scuola: gli amici in bici e Antonio trainato con la carrozzina agganciata alle due ruote. «Quando passavano si sentiva eccome - ricordano Francesca e Tancredi Tollon - erano uno spettacolo. E quando stavano in spiaggia se c'era qualcuno che volava dal moscone il primo buttato a mare dagli amici era lui». Mai rinunciare a nulla è stata la parola d'ordine di Fantin, oggi atleta di punta della nazionale paralimpica ma anche studente modello: alla mattina le lezioni a Trieste dove frequenta giurisprudenza, poi le ore di piscina a Lignano e infine lo studio nella casa di Bibione. In perfetta autonomia, da solo, spostandosi con la sua auto. Niente morosa per il momento - ma il suo sorriso sui social ha lasciato il segno in tanti cuori femminili - e anche questo fa parte del ritratto di un millennial che quanto a determinazione è una forza della natura. Basti pensare all'anomalia del suo straordinario rapporto a distanza con l'allenatore Matteo Poli, che sta a Modena: non c'è il classico vissuto quotidiano coach-atleta ma i pochi incontri bastano a confrontarsi, a definire il piano di allenamento che poi Antonio rispetta con incredibile costanza, chilometro dopo chilometro fino all'oro a cinque cerchi. «Antonio ha due famiglie - osserva la mamma - ci siamo noi ma ci sono anche i compagni di squadra e i tecnici, il rapporto con loro è forse l'emozione più viva che si porterà dietro da Tokyo. Lo staff che segue gli atleti è semplicemente straordinario».

CRESCITA UMANA

Alla festa notturna organizzata dagli amici di Antonio c'era ovviamente il sindaco di San Michele al Tagliamento, Pasqualino Codognotto, che in dieci anni di mandato ha ammirato da una posizione privilegiata l'esplosione di Antonio. «Sì, l'ho visto crescere sul piano agonistico ma anche in termini di spessore umano. Fateci caso, nelle interviste non dice mai banalità, sono sempre riflessioni profonde, che quasi non ti aspetteresti da uno che in fin dei conti è poco più che un ragazzo. Non mi sorprende che il suo primo pensiero dopo il trionfo nei 100 sia andato alla mamma, io ho sempre visto Antonio e Sandra come un binomio inscindibile, se c'era lui c'era lei». Per una città di mare come Bibione, tra l'altro, avere un nuotatore di livello mondiale è un fiore all'occhiello. «Vero - osserva Codognotto - ma vorrei pure dire che abbiamo investito tanto sull'accessibilità della nostra spiaggia, e anche sotto questo aspetto Antonio è un testimonial straordinario». Che, da parte sua, si godrà i giorni del trionfo nel Veneto orientale per poi ripartire a spingere in piscina, primo obiettivo i campionati iridati in Portogallo dell'anno prossimo. Un mondiale con vista su Parigi 2024 e su quel sogno a cinque cerchi che porta sempre con sè.
 

Ultimo aggiornamento: 17:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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