Covid. Il professor Palù (presidente Aifa): «Per il tracciamento i tamponi rapidi sono indispensabili». E non cita mai Crisanti

Venerdì 7 Maggio 2021 di Alda Vanzan
Covid. Il professor Palù (presidente Aifa): «Per il tracciamento i tamponi rapidi sono indispensabili». E non cita mai Crisanti
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I tamponi rapidi? «Indispensabili, sono gli unici che consentono il tracciamento». I tamponi molecolari? Saranno anche il gold standard per la diagnosi di infezione da Covid-19, ma sono «inutili» ai fini del tracciamento. Così il professor Giorgio Palù, già professore ordinario di Microbiologia e Virologia ed ex direttore del Dipartimento di Medicina molecolare all'Università di Padova, autore di circa trecento pubblicazioni su riviste censite su banche dati internazionali di biomedicina oltre a monografie e volumi, oggi presidente dell'agenzia del farmaco Aifa. «Il tempo di incubazione medio del Covid-19 è due giorni, sapete quanti ne servono per un referto del tampone molecolare? Quattro».


Due giorni dopo la seduta straordinaria della Quinta commissione del consiglio regionale del Veneto che ha visto il governatore Luca Zaia e i tecnici della Sanità spiegare come è stata gestita l'emergenza pandemica, i riflettori a Marghera si sono accesi sul virologo Palù. Che, senza mai citare neanche una volta il suo successore alla Microbiologia di Padova Andrea Crisanti, ha demolito l'utilità dei tamponi molecolari.

E ha anticipato che Venezia potrebbe essere la sede internazionale di incontri scientifici per combattere la pandemia e aiutare l'economia a risollevarsi.


LE ACCUSE
«Chi fa l'indovino non esercita il mestiere di scienziato», ha detto Palù riferendosi ai suoi colleghi che in questi mesi hanno calcato i palcoscenici nazionali prevedendo uno e centomila scenari. E quando gli è stato chiesto cosa pensa dello studio del professor Crisanti sull'inattendibilità dei test rapidi - quelli usati dal Veneto e che quindi avrebbero causato i contagi e, di conseguenza, i tanti decessi soprattutto nelle case di riposo - Palù è stato netto: «Non so di che studio stiate parlando, se un lavoro non è stato pubblicato non è scienza».


LA RICERCA
La città che ai tempi della Serenissima Repubblica inventò i lazzaretti, le quarantene e i medici della peste, domani potrebbe essere sede di incontri internazionali per combattere le pandemie. Non solo questa del Covid-19, ma anche quelle che, come gli esperti temono, sono attese nei prossimi anni. La parola definitiva spetterà al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, ma la proposta intanto è stata formulata: Giorgio Palù e il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ne hanno parlato l'altro giorno alla presentazione del G20. Il prossimo 21 maggio si terrà infatti, di concerto con la Commissione europea, il Global Health Summit e proprio in quella occasione potrebbe essere lanciata la candidatura di Venezia. «La decisione spetta al premier Draghi - ha detto Palù - ma io spero che nasca questo consorzio internazionale legato a un progetto di ricerca sulle nuove pandemie. E Venezia, che con la peste ha inventato due lazzaretti, i tre procuratori di San Marco, le quarantene che controllavano le pandemie, potrebbe essere il posto giusto».


LE VARIANTI
Per quanto riguarda le varianti presenti in Italia, Palù ha detto che quella inglese ormai è predominante (91,6%). Al secondo posto, ma con appena il 4,5% dei casi, si trova la variante brasiliana, mentre le varianti sudafricana, nigeriana e indiana hanno valori bassissimi, da zero virgola. Palù, sostenendo la «pericolosità» delle varianti e la necessità che vengano studiate e monitorate, ha dato certezze: «I vaccini servono», anche se tutto lascia presupporre che dovremo vaccinarci ogni anno. L'obiettivo cui deve tendere la ricerca scientifica è di un «vaccino universale». Ma il virologo ha dato anche incertezze: «Non sappiamo quanto durerà questa pandemia». Chi l'ascoltava, ieri a Marghera accanto all'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, ha tentato di obiettare: non si era sempre detto che le epidemie duravano al massimo due anni, come dimostrano la storia della Serenissima Repubblica o la più recente Spagnola all'inizio del secolo scorso? Palù ha annuito e controribattuto: vero, ma una volta il mondo era chiuso, oggi ci si sposta da una parte all'altra del globo.
Come scienziato ha posto la necessità di identificare la «sorgente» del Covid-19: un virus naturale o costruito in laboratorio? «Artificiale? Non è escluso, l'ha detto anche l'Oms», ha rimarcato Palù accusando la Cina di avere tenuto nascosti i dati: «Non ci dicono nulla».


I VACCINI
Confermato il prolungamento della seconda dose a 42 giorni - erano 28 giorni per Moderna e 21 per Pfizer - Palù ha rassicurato sull'utilizzo di AstraZeneca: «I casi di trombosi in Italia sono pochissimi». Ma ha detto chiaramente che AstraZeneca e Johnson & Johnson difficilmente saranno riservati ai ventenni e ai trentenni: «I giovani sono più a rischio di una trombosi che di morte per Covid».

Ultimo aggiornamento: 17:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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