Palloncini bianchi per l'ultimo saluto al boss della mala Lino Maritan

Sabato 29 Maggio 2021 di Maurizio Dianese
L'ingresso della bara
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SAN DONA' DI PIAVE - Un volo di palloncini bianchi e un lungo applauso hanno dato l'ultimo addio a Lino Maritan, 80 anni, stroncato da un infarto martedì scorso.

Dietro la bara la moglie Anna, che ha rilasciato l'unico palloncino rosso a forma di cuore, con la scritta Tua per sempre e il fratello Silvano, che ha avuto un permesso speciale per presenziare al funerale di Lino. Con loro una intera comunità che ha riempito la chiesa e assiepato il piazzale di Chiesanuova, dove la famiglia Maritan abita da tre generazioni. Perchè Lino lo conoscevano tutti e non solo perchè faceva parte di una banda guidata da Silvano che per tanti anni ha fatto parlare di sé, ma anche perchè era «un bonaccione», come ricorda tra le lacrime Silvano, decisamente provato dalla perdita del fratello al quale era legatissimo. «El gera un bonaccion e vol dir che non ha mai fatto del male a nessuno. Ha sempre pagato per il nome», aggiunge Silvano che subito dopo la cerimonia funebre è stato riaccompagnato in carcere a Vicenza. Polo verde sui blue jeans, sneakers gialle ai piedi, ha seguito con attenzione e commozione la cerimonia funebre, ha pregato, ha fatto la comunione e più di una volta si è girato, chiamato, per salutare chi non vedeva da tanto tempo visto che è dal novembre del 2016 che si trova in carcere per l'omicidio di Alessandro Lovisetto. Un delitto per il quale è stato condannato a 14 anni e siccome ne ha già scontati metà, «spero che per il prossimo anno potrò tornare a casa», ha detto a Tonino Guerrieri, il suo più fedele compagno di tante disavventure, l'unico amico della vecchia guardia presente al funerale che, per il resto, era affollato dalla gente di Chiesanuova che evidentemente è d'accordo con il parroco il quale in omelia ha sentenziato: «Ricordatevi quel che diceva Gesù: chi è senza peccato, scagli al prima pietra». 


LUCE RIFLESSA

Lino ne aveva di peccati, ma era anche capace di farsi amare dalla gente del paese e poi, in ogni caso, di fronte alla morte ci si inchina per rispetto del morto e di una vita vissuta che comunque ha inevitabilmente molti chiaroscuri, come ha ricordato il sacerdote. Anche perché è inevitabile fare il confronto con il fratello, Silvano, che è sempre stato il boss del Veneto Orientale, mentre Lino viveva di luce riflessa, cioè del nome del fratello più piccolo, che è sempre stato più determinato, ma anche più abile a gestire un business, soprattutto della cocaina, che è stato inventato di sana pianta proprio da Silvano Maritan. Un business che ha inondato di polvere bianca per decenni le discoteche del litorale che hanno assorbito una quantità industriale di droga. E Silvano Maritan era talmente importante nel traffico di cocaina che lo stesso Felice Maniero era stato costretto a rifornirsi da lui perché Silvano aveva i canali giusti che nemmeno Maniero era riuscito ad aprire. Il fratello più grande, Lino, invece, diceva sempre che avrebbe volentieri continuato sulle orme del padre a fare l'agricoltore. Ma Silvano gli aveva indicato la scorciatoia per far soldi in fretta e così anche lui aveva avuto qualche guaio in Tribunale, ma niente in confronto a Silvano. Con la morte di Lino Maritan finisce un'epoca, conferma tra le lacrime lo stesso Silvano Maritan che ha abbracciato figlia e nipoti prima di risalire sul cellulare, stringendo nelle mani l'ultima la fotografia di Lino. Le ceneri però saranno riportate per volontà della vedova nella casa natia di Chiesanuova, dove i fratelli Maritan sono nati e dove Lino è sempre vissuto e dove Silvano spera di fare ritorno, prima o poi per trascorrervi gli ultimi anni della sua vita in quella casa che li ha visti crescere ed ha visto morire Lino in un pomeriggio di un giorno qualsiasi. 

Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 09:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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