Ascensori, palazzi e liti di condominio: «Noi residenti siamo penalizzati»

Martedì 1 Febbraio 2022 di Michele Fullin
Il cortile interno di Ca' Bernardo dove dovrebbero costruire un ascensore
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VENEZIA -  Cosa succede quando alla nobile lotta alle barriere architettoniche e al diritto di tutte le persone a poter entrare e uscire da casa propria si contrappone un diritto altrettanto forte che riguarda la qualità della vita altrui e la qualità del complesso architettonico che con la nuova opera verrebbe compromessa o quantomeno cambiata?
La questione non è di lana caprina in una città come Venezia, dove la stragrande maggioranza degli edifici ha secoli di storia sulle spalle e ogni angolo è tutelato. Due palazzi storici, uno del ‘400 e uno del ‘600, sono teatro di una guerra giudiziaria tra condomini proprio per l’installazione di un ascensore esterno. 

RESTAURO IN PERICOLO 

«Vede questo soffitto di stucchi? - dice Gaby Wagner, designer e fotografa che da 15 anni vive a Venezia con il marito Jean Marie de Gueldre, avvocato d’affari parigino - abbiamo speso 150mila euro per restaurarlo, ricevendo il plauso della Soprintendenza.

Un metro d’aria lo separa dal solaio di sopra e poggia sulla trave che sarebbe utilizzata per ancorare l’ascensore. Che passerebbe tra le due finestre della camera da letto in un cortile di assoluto pregio. Già adesso, con i rumori delle locazioni turistiche fatichiamo a riposare, figuriamoci quando ci sarà gente che arriverà di notte». Già, perché nel palazzo Bernardo, dove un tempo alloggiò il duca di Milano Francesco Sforza, gli inquilini effettivamente presenti sono la famiglia de Gueldre-Wagner e una donna molto anziana che vive con la badante. Poi ci sono altri nuclei familiari con essa imparentati che a detta della signora, ci sono raramente. 

LA CASA DI FIORELLO

In questo periodo il cortile, con una bella scala esterna sostenuta da archi, è occupato dal cantiere per la ristrutturazione di un appartamento acquistato dal noto showman Rosario Fiorello, il quale certamente non vivrà a Venezia, se non per brevi periodi. «Il problema nasce tre anni fa - riprendono - quando la famiglia che detiene più appartamenti ci disse che voleva un ascensore per consentire all’anziana donna di muoversi, altrimenti sarebbe prigioniera in casa. Questa donna, in realtà, sale e scende le scale regolarmente. Le serve un aiuto, ma lo fa. Perché non installare un servoscala? Fatto sta che all’assemblea del condominio del 19 gennaio l’ascensore è passato con il nostro voto contrario e abbiamo impugnato la delibera. Primo, non sono rispettate le distanze dalle finestre, secondo, i costruttori ci hanno detto che avremmo sentito rumori e vibrazioni, terzo, le vibrazioni ridurrebbero in polvere gli stucchi. Abbiamo depositato il ricorso in Tribunale, la Soprintendenza è al corrente e il Comune anche. Vorrei tanto che venissero qui a vedere come avete fatto voi». Il legale del condominio, Gianluca Sicchiero, conferma: al momento c’è solo una delibera. «È stato approvato l’incarico di fare un progetto - dice - all’assemblea c’era chi era d’accordo e chi no. Poi ci sarà ovviamente la verifica del Comune e della Soprintendenza».

FINESTRE TOMBATE

Se qui la vicenda è sul nascere, dall’altra sponda del canal Grande, a palazzo Pisani Contarini, proprio di fronte a Ca’ Corner della Regina, l’ascensore è già operativo, malgrado il Tribunale debba ancora pronunciarsi. Altro palazzo storico, altri condomini illustri ma non residenti. All’ultimo piano, infatti, c’è un appartamento intestato a una società della famiglia Angela, quella dei divulgatori scientifici Piero e Alberto. Il trust proprietario dell’altro appartamento all’ultimo piano, ha presentato la richiesta in assemblea e ha ottenuto nel 2020 l’adesione di tutti tranne quella del chirurgo (ex primario di Mestre) Vincenzo Pezzangora e della moglie Michela. «Se uno non vede quello che hanno combinato, non può crederci - dicono - con questo ascensore hanno occupato quasi tutto il cortile interno, ma soprattutto ci hanno tamponato le due finestre del bagno, che non possiamo più aprire, e abbiamo di fronte alla camera questo obbrobrio che è una fonte di rumori per i quali è impossibile dormire. È anche enorme, perché deve consentire il passaggio a una carrozzella. Ma nessuno dei condomini su muove in carrozzella. Tra l’altro, fino al secondo piano c’è un servoscala funzionante che poi si interrompe perché le scale sono chiuse da una porta blindata. Se c’erano esigenze di portare su persone anziane o disabili si sarebbe potuto allungare. La realtà è che si utilizzano le esigenze di disabili e anziani come grimaldello. E una cosa del genere è stata fatta con una semplice Scia in Comune. Poi noi dobbiamo avere i condizionatori ad acqua perché altrimenti impattano...».
La delibera dell’assemblea era stata impugnata, così come al tamponamento delle finestre era stato presentato un ricorso d’urgenza.

LA BEFFA

«È finita che il giudice ci ha intimato di non fare nulla, per non ostacolare le norme sulla sicurezza - proseguono - e non è tutto. La spesa di 280mila euro è stata affrontata dall’ultimo piano, lasciando indenni gli altri condomini in modo da avere il loro voto favorevole. A noi, che ci siamo opposti, è arrivato un conto da pagare di 60mila euro». L’ascensore è molto complesso, in quanto per azionarlo occorre anche alzare una grande e pesante (e rumorosa) pedana metallica che, se resta in sede non fa accedere ai magazzini.
«Il processo in Tribunale è ancora in corso, ma verso la fine - concludono - ma noi non abbiamo neppure potuto depositare le perizie. La Soprintendenza ha mandato due ispettori. Il Comune? Mai visto. Questo purtroppo è un grave precedente, anche perché è palese che non si tutelano le persone che vivono a Venezia stabilmente, ma quelle che ci vengono solo di rado. È questo quello che si vuole davvero?».

Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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