Il genio creativo di Toni e Nino Pagotto, fratelli Calimero​ creatori di cartoni animati

Lunedì 5 Marzo 2018 di Alberto Toso Fei
Toni e Nino Pagotto nell'illustrazione di Matteo Bergamelli
Chi non ricorda Calimero, il pulcino “piccolo e nero” con un mezzo guscio d'uovo come cappello, che si ribellava alle sue piccole disavventure quotidiane ripetendo come un mantra “è un'ingiustizia però!”; oppure Grisù, che sognando di diventare pompiere dava scandalo nella sua famiglia, formata da draghi incendiari? Bene. Il “papà” di questi personaggi indimenticabili fu un veneziano, Nino Pagot, che col fratello Toni fece sognare generazioni di bambini. “Pagot” è un nome d'arte che sta per Pagotto, vero cognome della famiglia (che assieme ai nomi Nino e Toni suona in effetti molto veneto), anche se per la verità il solo Nino nacque in laguna, il 3 aprile 1908. Si trasferì con la famiglia a Milano durante la prima guerra mondiale e nella capitale lombarda, nel 1921, venne al mondo anche il fratello.

I due furono dei pionieri nel campo dell'animazione italiana, sebbene i loro percorsi professionali abbiano proceduto all'inverso: Nino Pagot sul finire degli anni Venti iniziò una attività di disegnatore per diverse riviste italiane, fra cui “Il Corriere dei Piccoli”, “Il Giornale delle Meraviglie” e la rivista scout “Attorno al fuoco”. Di lì a poco assunse la direzione artistica de “Il Balilla” e lavorò come illustratore anche per “L'Audace” e “Il Guerin Meschino”, per approdare – tra il 1937 e il 1941 – alla Nerbini nella realizzazione del “Topolino” formato giornale, vera novità disneyana per l'epoca.

Fu forse l'esperienza con i fumetti Disney che gli fece decidere di dare vita alla “PagotFilm” nel 1938 (che cambiò nome in “Rever” nel 1972 e vide la collaborazione di Marco e Gina, figli di Nino), ovvero quello che può essere considerato il primo studio di animazione italiano. Suo collaboratore più stretto è il fratello Toni: i due nel 1949 mandano in sala “I fratelli Dinamite”, il primo lungometraggio d'animazione in Italia (che per poche ore strappò il primato a “La rosa di Bagdad” di Anton Gino Domeneghini), che narra le sconclusionate disavventure dei tre fratelli Din, Don, Dan.

Fu l'inizio di un'avventura entusiasmante: i fratelli Pagot diedero vita a una serie di personaggi indimenticabili, per la televisione ma soprattutto per i bambini degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta: Cocco Bacillo, Fantasma, Omino-goccia, Pellicano, Gelsomina... oltre al celeberrimo Calimero. Assieme alle creazioni del loro studio, Nino e Toni iniziarono a produrre cartoni animati con creazioni di altri autori, come il cowboy Cocco Bill, ideato da Benito Jacovitti, oppure Braccobaldo e altri personaggi degli statunitensi William Hanna e Joseph Barbera.

Nino Pagotto morì a Milano nel 1972, poco prima dell'esordio del draghetto Grisù. Il fratello Antonio proseguì con l'attività dello studio (creando per l'industria pubblicitaria il personaggio di Jo Condor, su idea di Romano Bertola) ma contemporaneamente si dedicò al mondo del fumetto avviando collaborazioni col “Corriere dei Piccoli” e col “Corriere dei Ragazzi”, che sostanzialmente pubblicarono le avventure di Calimero. Dal 1977, su “Il Giornalino”, presero vita le avventure del suo personaggio più conosciuto: Micromino, un bambino che vive da solo in una discarica della città di Solipsia, attraverso le cui storie Toni Pagot denunciò gli eccessi della società occidentale e il mancato rispetto per l'ambiente.Fu anche sceneggiatore della versione a fumetti de “Il fiuto di Sherlock Holmes”, una serie animata che ha nelle vesti del celebre investigatore un cane. La serie fu coprodotta dai Pagot (nacque su intuizione di Marco Pagot) insieme alla Rai e alla Tokyo Movie Shinsha sotto la supervisione del noto regista giapponese di lungometraggi di animazione Hayao Miyazaki, che diresse anche i primi 6 episodi. Qualche anno più tardi Miyazaki omaggiò Marco e Gina Pagot donando i loro nomi ai protagonisti di “Porco Rosso”, un film di animazione che ha per protagonista un aviatore della prima guerra mondiale tramutatosi in un maiale antropomorfo. Toni Pagot morì poco prima degli ottant'anni, il 7 luglio del 2001.
Ultimo aggiornamento: 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci