MESTRE - «La prima differenza con il tennis è che nel padel la racchetta è più corta, quasi un'estensione della mano. Per questa ragione è più facile colpire la palla. Dopo appena un'ora e mezzo di lezione, anche un principiante può sfidarsi con gli amici e divertirsi». Parola di Mister Padel alias Gustavo Spector, il campione argentino che ha traghettato il gioco del momento in Italia, ex ct della nostra Nazionale e fondatore della Spector Padel House (Sph), la società specializzata nella costruzione e management di centri ad hoc. L'ultimo in ordine di tempo è stato inaugurato ieri a Mestre, in via Linghindal 7, in un capannone industriale riqualificato.
Insomma, in Italia è padel mania.
PADEL O TENNIS?
Resta però uno nodo da dirimere: i puristi del tennis definisco il padel un gioco da «principianti», per chi non conosce la tecnica dello sport «più nobile». Qualche mese fa, perfino Nicola Pietrangeli, l'ex numero 3 del tennis mondiale, aveva criticato il gioco sudamericano utilizzando l'espressione colorita «Il trionfo delle pippe». Ci aveva pensato Adriano Panatta, l'altra icona del tennis italiano, a difendere il padel sostenendo che si tratta di un vero e proprio sport. «Secondo me - spiega Spector, commentando l'annosa diatriba - i due giochi non andrebbero proprio paragonati. Sono due cose diverse. Come dire il calcio a undici e il calcetto. Scommetto che campioni del calcio tradizionale sarebbero battuti in una partita di calcio a cinque da professionisti dello sport fratello». Quello che sostanzialmente differenzia il padel dal tennis è il fatto che il primo sia praticabile da tutti. «Oltre alla racchetta più corta - continua l'ex ct - che ti fa sembrare quasi di toccare la pallina con la mano, anche il fatto che il padel sia più tattico che tecnico lo rende un gioco aperto a tutti. In questo sport infatti non contano la forza e la velocità. Al contrario, nel padel spesso è meglio tirare piano. Inoltre, essendoci i vetri e le griglie, la palla rimane sempre in campo. Fatta eccezione nel caso del colpo definitivo dello smash in cui la palla va fuori. Vuol dire che la palla è sempre vicino a te. Anche quando non la prendi la sensazione è che quasi quasi ce l'hai fatta. E questo rappresenta uno stimolo costante». Inoltre, secondo Spector - dal 2014 per sette anni ct della Nazionale - il gioco del padel è più veloce e quindi anche più divertente: «Nel tennis quando colpisco la palla può passare tanto tempo rispetto a quando tocco la palla successiva. Nel padel le pause tra un punto e l'altro sono invece di 3-5 secondi, massimo 10. I tempi dunque sono meno dilatati e ci si diverte di più».
C'è poi un aspetto fondamentale che differenzierebbe uno sport dall'altro. «Io - spiega Spector - definisco il padel il gioco del terzo tempo. Ovvero del caffè e della chiacchierata a bordo campo a fine partita. Prima di tutto si gioca solo in doppio quindi la possibilità di socializzare si moltiplica rispetto al tennis e poi è meno competitivo. In genere le coppie che giocano nei miei centri, ruotano in squadra e al termine del match restano a mangiare tutte insieme. E' uno sport che ti dà più emozioni ed è portatore sano di gioia. Invece - scherza - alla fine di una partita di tennis qualcuno è sempre scontento».
L'EX CT DELLA NAZIONALE
L'amore di Spector per il padel viene da lontano. «La mia passione è nata nell'89, in quel momento in Argentina, la mia terra natale, succedeva una cosa molto simile a quella che sta capitando ora in Italia. Da un giorno all'altro hanno iniziato ad aprire circoli, la gente era entusiasta. Un mio amico, sapendo che avevo un buon background di tennis, mi ha portato a giocare la prima volta e mi sono divertito tantissimo. E da lì non mi sono più fermato. Sono stato professionista dall'89 fino al 96. Nel 96 ho disputato un mondiale in Spagna e poi sono tornato in Argentina e sono andato a lavorare nell'azienda di famiglia di broker assicurativi». Ma Mister Padel sapeva che quella non sarebbe stata la sua strada: «Nel 2001 ho deciso di riprendere la mia vita sportiva e mi sono trasferito a Milano, all'inizio con un contratto da maestro di tennis. Poi nel 2012 ho avuto la possibilità di comprare un campo di padel, montarlo nel circolo dove facevo il direttore del tennis. Poi altri due. E già nel 2014 la Federazione Italiana Tennis mi ha chiesto di diventare ct della Nazionale e di creare tutti i corsi di formazione per nuovi maestri».
CERCASI MAESTRI
E sarebbero proprio i maestri il tallone d'achille del padel made in Italy. «La necessità ora - conclude Spector - è trovare nuovi insegnanti. Perché in Italia la creazione di circoli è più veloce della formazione di nuove professionalità. Per ovviare, spesso i centri accolgono coach dall'Argentina e dalla Spagna, paesi con una lunga tradizione di padel. In attesa della nuova generazione azzurra».
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